Cerca nel blog

giovedì 28 novembre 2013

Gli studenti stranieri in Italia sono 800.000.


  
È quanto emerge dal Focus statistico “Gli alunni stranieri nel sistema scolastico italiano”, pubblicato dal Miur nei giorni scorsi, relativo all’anno scolastico 2012/2013 che racconta il trend della loro presenza fra i banchi e la sempre maggiore integrazione con i compagni di classe italiani. 

Il liceo scientifico, ad esempio, spopola anche fra gli stranieri. La presenza degli alunni con cittadinanza non italiana, oltre che variegata (sono circa 200 i Paesi rappresentati), è sempre più numerosa: 786.630 unità nell’anno scolastico 2012/2013, 30.691 in più rispetto all’anno precedente (+4,1%).  

Un incremento dovuto essenzialmente agli alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia, le seconde generazioni, che rappresentano ben il 47,2% del totale degli alunni stranieri. Il panorama è cambiato, dunque: negli anni precedenti l’incremento della presenza degli stranieri nelle scuole era legato principalmente ai flussi migratori.  

Gli alunni stranieri iscrittisi per la prima volta nelle nostre scuole, rileva poi il Dossier Statistico Immigrazione 2013 “Dalle discriminazioni ai diritti”, realizzato dall’Ufficio Antidiscriminazioni Razziali (Unar) e il Centro studi e ricerche Idos, sono 32.663, numero da cui sono esclusi tutti gli iscritti alla scuola dell’infnzia, necessariamente alla loro prima esperienza con il sistema scolastico, più che negli ultimi due anni, quando si erano attestati intorno alle 28mila unità. Anche in questo caso, più che ai nuovi arrivati, il dato va evidentemente ascritto a minori che già vivevano in Italia e che hanno raggiunto l’età della scuola dell’obbligo.  

Degli oltre 32mila nuovi iscritti dell’anno scolastico 2012/2013, più di un terzo (20.421, pari al 62,5%) frequenta la scuola primaria, mentre sono intorno ai 6.100 gli studenti rispettivamente iscritti alla secondaria di primo grado (18,7%) e di secondo grado (18,8%) e che, evidentemente, sono da ricondursi a nuovi ingressi a carattere familiare. 

Il 35,1% degli alunni stranieri, frequenta la scuola primaria, il 22,3% la secondaria di secondo grado, il 21,7% quella di primo grado e il 20,9% la scuola dell’infanzia.  

Le cittadinanze degli studenti mostrano una netta preminenza del continente europeo (49,8%), cui seguono Africa (24%), l’Asia (16,4%) e l’America (9,1%). Tra le aree sub continentali, invece, l’Europa centro orientale (non comunitaria) registra il 25,7% dell’intera presenza straniera, gli ultimi 12 paesi neo-comunitari il 21,6%, l’Africa settentrionale il 17,2% e l’America centro-meridionale l’8,7%. La Romania si conferma il primo paese per numero di alunni (148.602, pari al 18,9%), in linea con quanto rilevato nei movimenti di persone degli ultimi anni verso l’Italia, seguita da due paesi storicamente di più antica immigrazione verso il nostro Paese: l’Albania (104.710 alunni, pari al 13,3%) e il Marocco (98.106, pari al 12,5%). Seguono gli studenti cinesi (36.048, pari al 4,6%) e, con quote dal 3% in giù, moldavi, filippini, indiani, ucraini, equadoriani e peruviani. 

Se le cittadinanze sono le più diverse, il dato di maggiore interesse e di più recente emersione, è però la nascita di questi alunni, che per 371.372 di essi si colloca in Italia (47,2%), cosicché più che di stranieri e immigrati, sarebbe preferibile parlare di una sola generazione di bambini e ragazzi composta al loro interno di culture, origini, storie e status giuridici sempre più variegati. Nella scuola primaria la quota dei nati in Italia tra gli stranieri sfiora, infatti, il 60% e in quella dell’infanzia l’80%.  

Difficile, allora continuare a distinguere nettamente tra italiani e non, se non fosse che più si sale di grado scolastico, più si materializza la linea di divisione tra figli degli italiani e figli degli immigrati. La scelta della scuola superiore, infatti, si sta rivelando un momento cruciale in cui iniziano a pesare più concretamente le differenze d’origine. Gli alunni di cittadinanza straniera “scelgono”, o più probabilmente sono spinti a scegliere, in misura molto più alta degli italiani gli istituti tecnici e professionali. Dei 175.120 stranieri delle scuole superiori, infatti, solo il 19,8% frequenta un liceo, il 3,1% l’istruzione artistica, mentre il 38,6% è iscritto a un professionale e un altro 38,5% a un istituto tecnico, per un totale di 135.092 (pari al 77,1%).  

"La Stampa" del 18-11-13.

------------------------------------------

Qui  il rapporto, in PDF, del MIUR. 

Sotto, invece, dei video su alcune problematiche legate all'inserimento degli studenti stranieri nelle nostre classi.




mercoledì 27 novembre 2013

Critiche del Papa al liberismo.



I media italiani ne hanno parlato poco, ma la nuova “esortazione apostolica” di papa Francesco, “Evangelii Gaudium” (La gioia del vangelo), contiene una potente critica al capitalismo finanziario. Cosa più rilevante, come vedremo, è che il nuovo pontefice non si limita ad un discorso generalmente moralistico, sebbene parta da considerazioni etiche la cui valenza che non può essere derubricata alla “predica” di un vecchio prete. 
Scrive Bergoglio (enfasi nostra): 
Così come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire “no a un’economia dell’esclusione e della inequità”. Questa economia uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. [...] Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole. Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza vie di uscita. [...] Non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma  di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla società in cui si vive [...]
Papa Francesco passa poi a criticare la dottrina della “ricaduta favorevole” (trickle-down) secondo la quale il mercato è capace da solo di redistribuire le ricchezze, facendole “ricadere” dai ricchi verso i meno abbienti. Secondo i sostenitori di queste teorie, che andavano particolarmente di moda durante l’era Reagan-Thatcher e che hanno dato una copertura ideologica alle “riforme”, l’arricchimento di pochi è a beneficio di tutti. Bergoglio rifiuta questa impostazione liberista:
In questo contesto, alcuni ancora difendono le teorie della “ricaduta favorevole”, che presuppongono che ogni crescita economica, favorita dal libero mercato, riesce a produrre di per sé una maggiore equità e inclusione sociale nel mondo. Questa opinione, che non è mai stata confermata dai fatti, esprime unafiducia grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante
Da qui Bergoglio parte per un poderoso attacco alla finanziarizzazione dell’economia che individua l’origine della disuguaglianza nella negazione del controllo degli Stati sull’economia e sui mercati finanziari, accusati di essere una nuova “tirannia” che agisce tramite “il debito e i suoi interessi”:
Mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice. Tale squilibrio procede da ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria. Perciò negano il diritto di controllo degli Stati, incaricati di vigilare per la tutela del bene comune. Si instaura una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale, che impone, in modo unilaterale e implacabile, le sue leggi e le sue regole. Inoltre, il debito e i suoi interessi allontanano i Paesi dalle possibilità praticabili della loro economia e i cittadini dal loro reale potere d’acquisto.
Sul lato delle politiche, il testo sembra spesso limitarsi all’invocazione dei buoni sentimenti su base volontaristica: “i ricchi devono aiutare i poveri, rispettarli e promuoverli. Vi esorto alla solidarietà disinteressata”. Ma l’impressione dura poco e Bergoglio diventa subito “politico”:
Non possiamo più confidare nelle forze cieche e nella mano invisibile del mercato. La crescita in equità esige qualcosa di più della crescita economica, benché la presupponga, richiede decisioni, programmi, meccanismi e processi specificamente orientati a una migliore distribuzione delle entrate, alla creazione di opportunità di lavoro, a una promozione integrale dei poveri che superi il mero assistenzialismo. Lungi da me il proporre un populismo irresponsabile, ma l’economia non può più ricorrere a rimedi che sono un nuovo veleno, come quando si pretende di aumentare la redditività riducendo il mercato del lavoro e creando in tal modo nuovi esclusi.[...]
Bergoglio infine invoca la rimozione delle ineguaglianze come “riforma strutturale” del capitalismo, sottolineando ancora che senza di ciò arriveranno nuove crisi (come del resto una parte considerevole della professione economica sostiene da tempo):
La necessità di risolvere le cause strutturali della povertà non può attendere, non solo per una esigenza pragmatica di ottenere risultati e di ordinare la società, ma per guarirla da una malattia che la rende fragile e indegna e che potrà solo portarla a nuove crisi. I piani assistenziali, che fanno fronte ad alcune urgenze, si dovrebbero considerare solo come risposte provvisorieFinché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali della inequità, non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema. L’inequità è la radice dei mali sociali.
Non si tratta, è evidente, di iscrivere Francesco alla “sinistra”, tanto meno a quella “anticapitalista”. Piuttosto l’Evangelii Gaudium dovrebbe far riflettere quanti, nominalmente a sinistra e magari provenienti dal PCI, sono stati scavalcati a sinistra dal papa.
Per il Papa il liberismo è una  "tirannia"  che svuota di potere gli stati. , "Keynes blog" del 27-11-13.
------------------------------------------------------
Video sull'argomento:


mercoledì 20 novembre 2013

A New York è boom delle scuole 'all-boys'.


Una volta erano additate come sessiste e obsolete, ma a New York le scuole modello "all-male" stanno invece vivendo un risorgimento,raccogliendo peraltro successo in quei rioni degradati della City dove è più facile che i ragazzi finiscano dietro le sbarre, piuttosto che al college.
Nove anni fa, quando nel Bronx ha aperto i battenti la prima scuola pubblica, Eagle Academy for Young Men, è stata la prima "all-boys" nell'arco di tre decenni. E' stata fondata da David Banks, ora presidente della Eagle Academy Foundation, che raccoglie fondi per le attività scolastiche.
Ad Harlem recentemente è stata inaugurata la quinta Eagle Academy e altre due sono in via di realizzazione nella City, portando il totale a sette scuole frequentate attualmente da quattromila studenti, tutti residenti in rioni poveri e disagiati.
Il modello di scuola è mirato a servire quella popolazione studentesca maggiormente vulnerabile che risiede in comunità low-income, virtualmente tutti neri o ispanici e, naturalmente tutti maschi.
Il modello - dati alla mano - sta funzionando, anche aldisopra delle aspettative, visto che nel 2012 la percentuale dei diplomati dopo quattro anni di studio alla Bronx Eagle Academy - l'unica che opera da più lungo tempo - è risultata del 67,5 per cento, una percentuale che supera addirittura la media delle altre scuole pubbliche che nello stesso anno risulta essere del 64.7 per cento, di cui soltanto il 59.9 per cento sono maschi.
Attualmente le Eagle Academy si trovano a Brooklyn, Queens, Newark in New Jersey e, ultima, ad Harlem. Come si sa, il successo di una scuola stuzzica sempre l'interesse dei genitori che in quattromila cercano di iscrivere i propri figli nelle attuali sedi.
L'istruzione "single-sex" è stata da sempre una prerogativa di famiglie benestanti che mandano i figli presso scuole private, mentre nell'immaginario collettivo l'idea di una scuola "all-boys" o "all girls" riesce ancora a sollevare controversie.
In queste Eagle Academy l'inizio delle lezioni avviene in modo diverso. La prima attività è il town meeting, in cui gli studenti condividono le proprie preoccupazioni su qualsiasi cosa, dalla salute della mamma ai soldi che scarseggiano in famiglia, per finire con la recita dei versi del poema dell'era vittoriana "Invictus" su come superare le avversità "sono padrone del mio destino, sono il capitano della mia anima".
Nella City si contano venti scuole "single-sex", di cui 19 sono state avviate durante l'amministrazione uscente di Michael Bloomberg, come quelle per sole ragazze Young Women's Leadership Schools, un network molto simile al modello Eagle Academy.
Sulla resurrezione, il successo e la proverbiale controversia che ancora suscitano le scuole "single-sex", il neo eletto sindaco Bill de Blasio - che dell'istruzione ha fatto un suo cavallo di battaglia durante la campagna elettorale - non si è ancora espresso, mentre ha assicurato che marcerà su Albany per convincere i legislatori statali ad intervenire sulle tasse dei ricchi che guadagnano oltre mezzo milione all'anno, per riuscire a portare a termine il progetto di finanziamento del "universal pre-kindergarten" inserito invece nelle promesse elettorali.
Boom delle scuole all-boys, America oggi del 18-11-13

sabato 16 novembre 2013

Milano, scuole in balia di studenti teppisti.


Quarto Oggiaro, il popolare quartiere di Milano in cui domenica 27 ottobredue pregiudicati sono stati uccisi, era una scuola di crimine. Una storia di baby criminali provenienti dal quartiere è emersa a conclusione di un’indagine del commissariato di zona che ha portato all’arresto di un diciottenne per spaccio e alla denuncia di altri sette sedicenni. La banda — non una vera e propria gang organizzata, ma un gruppo di bulletti “sciolti” — era composta da 21 minorenni (13 dei quali identificati) e aveva in almeno due istituti superiori della zona l(ma quelli sotto osservazione sono quattro) e basi operative per lo spaccio e per atti di teppismo. A casa del ragazzo arrestato le forze dell’ordine hanno trovato un bilancino, un coltello per tagliare le sostanze stupefacenti e un panetto di hashish da 150 grammi.
Spaccio, ma non solo: anche violenze, bullismo e atteggiamenti paramafiosi erano all’ordine del giorno. «Si è arrivati ad assistere a episodi al limite del paradosso — ha spiegato il commissario Antonio D’Urso — Due sedicenni, uno dei quali esterno all’istituto, avevano minacciato il preside con un coltellino per aver disposto un provvedimento disciplinare nei confronti di un loro compagno». L’uomo non era tornato sulle sue decisioni, però, e un gruppetto di ragazzini ha organizzato un vero e proprio raid nei corridoi, svuotando gli estintori contro le pareti e facendo esplodere dei petardi in presidenza. Fra gli altri atti di vandalismo, i ragazzi si sono resi responsabili anche del lancio di sassi dal cavalcavia dello scalo ferroviario di Villapizzone.
«Il nostro obbiettivo è la prevenzione — ha aggiunto D’Urso — Per questo ci
 siamo messi in contatto anche con i parroci della zona chiedendogli la possibilità di ospitare questi ragazzi in oratorio, affinché non tornino sulla brutta strada». Anche l’arresto, quello scattato nei confronti del neo maggiorenne, è da leggere come un atto di prevenzione: il ragazzo è stato preso all’interno dell’istituto scolastico anche per mostrare agli altri ragazzi della scuola che quella strada non porta a niente. Se non alla galera.
Luca De Vito, Repubblica (Milano)  del 29 ottobre 2013.