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mercoledì 8 aprile 2015

Garanzia Giovani. Ennesimo flop ?

La notizia sembra davvero positiva, e l’ha comunicata venerdì il ministero del Lavoro: dopo tanti mesi di delusioni, finalmente il programma Garanzia Giovani comincia a carburare, con 491.806 giovani registrati, 244.425 presi in carico, e 65.758 cui è stato proposto un lavoro, uno stage, o una attività di formazione. «Un aumento - si legge - del 75,8% sull’ultimo mese». Sembrerebbe una cosa buona. Sembrerebbe: perché a ben vedere i numeri, in realtà, «Garanzia Giovani» si candida a conquistare il trofeo del peggiore flop degli ultimi anni. E insieme, manifesta la curiosa propensione del ministero guidato da Giuliano Poletti ad “abbellire” i numeri quando le cose non vanno. 
«Garanzia Giovani» è un programma europeo rivolto ai ragazzi che non studiano né lavorano - i cosiddetti «Neet» - tra i 15 e i 29 anni, nei Paesi con disoccupazione giovanile oltre il 25%. Da noi la disoccupazione giovanile è al 40% circa, e i «Neet» fino a 29 anni sono 2,2 milioni: quelli coinvolti potenzialmente dal programma - così scrisse il governo all’avvio, nell’aprile del 2014 - sono 1,7 milioni. Bruxelles su quest’operazione ha investito 6 miliardi di euro, di cui ben 1,5 sono andati all’Italia, da spendere per coloro che si registravano al programma su di un portale. Sulla carta, il giovane registrato sarebbe stato convocato dagli uffici dell’impiego, e poi avrebbe dovuto iniziare un’esperienza lavorativa retribuita. Oppure un tirocinio o uno stage fino a sei mesi, pagato 4- 500 euro al mese. Una bella esperienza per uscire dalla stasi e (chissà) andare verso un lavoro «vero». 

Iscritto un ragazzo su tre  
Il programma è cominciato nel maggio del 2014. Ha avuto una partenza disastrosa, una fase intermedia catastrofica, e adesso arrivato a 11 mesi di vita continua a essere un clamoroso flop. Uno, perché i giovani non si sono iscritti: sulla platea potenziale, si è registrato solo il 28,5%. Due, in ben 11 mesi solo la metà degli iscritti sono stati contattati per un primo colloquio dagli uffici pubblici (il 14,1% del totale potenziale). Tre, sono riusciti ad avere un’occasione di lavoro o tirocinio in pochi: solo il 3,8% dei 1,7 milioni potenziali. Appunto, 65mila su milioni di «sfiduciati» o senza impiego. Al ministero del Lavoro tutto questo è noto: fino a gennaio nei rapporti settimanali gli uffici di Poletti registravano appunto 1,7 milioni di Neet come «bacino potenziale». Ma nell’era della «narrazione» renziana, i fallimenti non sono ammessi. E allora a partire da febbraio il ministero di Poletti ha pensato bene di modificare drasticamente il «bacino potenziale». Da 1,7 milioni li ha ridotti a soli 560mila, ovvero «i giovani che potranno essere raggiunti sulla base delle risorse disponibili e della spesa massima assegnata a ciascuna misura disponibile». Chiaramente, i dati appaiono più «belli» e adeguati allo stile comunicativo del governo.  

I nodi da sciogliere  
Il flop di Garanzia Giovani ha tanti padri, comunque. Si va dalla conclamata inefficienza del sistema pubblico dei servizi all’impiego alla frammentazione delle Regioni, che ha reso caotiche le regole. Le imprese si sono disinteressate. Poi ci sono i vizi della politica: in Campania il governatore Caldoro ha varato 2.500 tirocini negli uffici pubblici pagati 500 euro al mese. Sei mesi, fino alle elezioni, e poi a casa. Infine, c’è la disastrosa burocrazia pubblica: tanti giovani dopo tre-quattro mesi di lavoro o stage non hanno ancora visto un centesimo.  

Roberto Giovannini, 

La Garanzia Giovani fa flop. Pochi tirocini per gli iscritti, "La Stampa", 5-04-15. 

1 commento:

  1. Qui c'é un problema sociale clamoroso: se i neet sono 2,5 milioni, su una classe di etá che conterá 10 milioni di persone, stiamo parlando di una persona su quattro, nella classe di etá piú produttiva, che non fa nulla dalla mattina alla sera.
    Questo fa sviluppare una cultura dell'ozio, distrugge lo spirito di iniziativa, crea, a tutti gli effetti, una generazione perduta.Chi non ha istruzione, né lavoro, né lo cerca attivamente é condannato a vivere ai margini della societá per sempre. Il piano era condannato in partenza, soprattutto perché non responsabilizza coloro cui era destinato ma, in un certo modo, giustifica il loro stato, lo rende normale.Forse dare queste risorse a chi veramente voleva usarle, invece che distribuirle a pioggia su tutto il territorio, avrebbe avuto piú senso.Sarebbe stato meglio concedere borse di studio gratuite ai meritevoli (cui accedere vincendo concorsi), concedere prestiti d'onore a chi aveva idee (da valutare con criteri economici, non solo per distribuire il denaro); erogarli agli imprenditori (da retrocedere ai lavoratori) che avessero istituito veri corsi di apprendistato per lavori esistenti.
    Magari si sarebbero aiutate solo 100mila persone, ma erano le piú determinate e le avremmo aiutate sul serio.
    Simone Atzu 3Ns

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