Cerca nel blog

mercoledì 27 agosto 2014

Gli istituti tecnici superiori: uno strumento per combattere la disoccupazione.


Una buona notizia per quanti non riescono a trovare lavoro o vogliono migliorare la loro condizione sociale.

---------------------------------------------

Il ragazzo di vent’anni che sta ai comandi, presto, prenderà il largo. Per ora si accontenta di trascorrere i pomeriggi nel simulatore dell’Istituto tecnico superiore di Gaeta, la scuola legata a doppio filo ai grandi armatori dell’area. Anche nel Sud della disoccupazione record ci sono corsi che riescono a creare posti di lavoro, ben retribuiti e a tempo indeterminato. Non si tratta né di licei né di università: la terza via, quella che - in tutta Italia - si sta dimostrando vincente, si chiama Its. Poco conosciuti, gli Istituti tecnici superiori sono strutture post-diploma ad alta specializzazione che puntano alla formazione e all’inserimento del mondo del lavoro di superprofessionisti: giovani di ventidue, ventitré anni, pronti a entrare in azienda.  

Inaugurati quattro anni fa, finora hanno garantito un tasso d’occupazione sorprendente, superiore al 64%, con punte che, in alcuni settori, raggiungono il 100%. Per certi aspetti rappresentano una novità: sono Fondazioni di cui fa parte almeno un istituto scolastico, un ente di formazione professionale, una realtà del mondo accademico o della ricerca e un’impresa. Scuole modellate secondo le necessità del territorio: il Malignani di Udine è specializzato in meccanica per l’aeronautica, il Fistic di Cesena in tecnologie per il marketing e la comunicazione. «Questa nuova modalità – spiega il presidente del Centro nazionale opere salesiane Mario Tonini – può essere efficiente solo se ha i mezzi e la libertà di personalizzare». Il modello è quello tedesco. Lezioni e lavoro, lunghi tirocini (retribuiti) e aziende che possono pescare tra giovani che conoscono bene, senza bisogno di stage e costosi percorsi di formazione.  

Il paradosso, tutto italiano, è rappresentato dal numero d’iscritti: poco più di cinquemila, una goccia nel mare degli studenti che ogni anno tentano la strada dell’università e, inevitabilmente, mollano. Fra i trentenni solo il 20,3% ha la laurea contro una media europea che sfiora il 35%. Il tasso di abbandono, negli atenei tradizionali, è altissimo: oltre il 15% lascia al termine del primo anno. Il fenomeno dell’«overeducation» - l’impossibilità di trovare un posto all’altezza del proprio titolo di studio - colpisce un dottore in lettere su due e un ingegnere su tre. E allora, ragiona chi si occupa di risorse umane, non sarebbe meglio scommettere subito su un percorso professionale?  

Al ministero dell’Istruzione gli Its sono considerati un gioiellino da incoraggiare. «Siamo ancora in fase di start-up, ma i risultati sono positivi», dice il sottosegretario Gabriele Toccafondi. Nei mesi drammatici in cui la disoccupazione giovanile ha sfondato il 40% rafforzare il patto tra scuola e mondo del lavoro è diventato una priorità. Di più, l’unica strada possibile. «Gli Its funzionano solo se nascono dall’esigenza della realtà, cioè se rispondono al bisogno formativo dei ragazzi e alla necessità dei datori di trovare – avvisa Toccafondi -. Occorre che le aziende siano direttamente coinvolte nei corsi, per formare figure professionali di cui hanno bisogno ma che non riescono a trovare».  

Quando si riesce a innescare il circolo virtuoso, i risultati arrivano: l’Istituto di Scandicci, con sede nel castello dell’Acciaiolo, sforna professionisti della moda per i gruppi toscani, da Gucci in giù. Da settembre, per promuovere i percorsi tecnici, l’esecutivo farà uno sforzo in più. «Per gli Its il Miur stanzia 13 milioni, cui si aggiungono i contributi delle Regioni, pari al 30% delle risorse statali – dice Toccafondi -. Per spingere il merito d’ora in poi i fondi non saranno più distribuiti a pioggia, ma verranno premiate le scuole migliori. Tramite l’agenzia Indire valuteremo quanti sono gli allievi che trovano lavoro, e se il posto è coerente con il percorso di studi». 

Giuseppe Bottero, Dopo il diploma la specializzazione, e il posto di lavoro si trova, "La Stampa", 24-08-14. 

-------------------------------------------



Sotto, una serie di video sugli istituti tecnici superiori:



 











 





Nessun commento:

Posta un commento