Cerca nel blog

sabato 16 novembre 2013

Milano, scuole in balia di studenti teppisti.


Quarto Oggiaro, il popolare quartiere di Milano in cui domenica 27 ottobredue pregiudicati sono stati uccisi, era una scuola di crimine. Una storia di baby criminali provenienti dal quartiere è emersa a conclusione di un’indagine del commissariato di zona che ha portato all’arresto di un diciottenne per spaccio e alla denuncia di altri sette sedicenni. La banda — non una vera e propria gang organizzata, ma un gruppo di bulletti “sciolti” — era composta da 21 minorenni (13 dei quali identificati) e aveva in almeno due istituti superiori della zona l(ma quelli sotto osservazione sono quattro) e basi operative per lo spaccio e per atti di teppismo. A casa del ragazzo arrestato le forze dell’ordine hanno trovato un bilancino, un coltello per tagliare le sostanze stupefacenti e un panetto di hashish da 150 grammi.
Spaccio, ma non solo: anche violenze, bullismo e atteggiamenti paramafiosi erano all’ordine del giorno. «Si è arrivati ad assistere a episodi al limite del paradosso — ha spiegato il commissario Antonio D’Urso — Due sedicenni, uno dei quali esterno all’istituto, avevano minacciato il preside con un coltellino per aver disposto un provvedimento disciplinare nei confronti di un loro compagno». L’uomo non era tornato sulle sue decisioni, però, e un gruppetto di ragazzini ha organizzato un vero e proprio raid nei corridoi, svuotando gli estintori contro le pareti e facendo esplodere dei petardi in presidenza. Fra gli altri atti di vandalismo, i ragazzi si sono resi responsabili anche del lancio di sassi dal cavalcavia dello scalo ferroviario di Villapizzone.
«Il nostro obbiettivo è la prevenzione — ha aggiunto D’Urso — Per questo ci
 siamo messi in contatto anche con i parroci della zona chiedendogli la possibilità di ospitare questi ragazzi in oratorio, affinché non tornino sulla brutta strada». Anche l’arresto, quello scattato nei confronti del neo maggiorenne, è da leggere come un atto di prevenzione: il ragazzo è stato preso all’interno dell’istituto scolastico anche per mostrare agli altri ragazzi della scuola che quella strada non porta a niente. Se non alla galera.
Luca De Vito, Repubblica (Milano)  del 29 ottobre 2013.

Nessun commento:

Posta un commento