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lunedì 30 dicembre 2013

Impariamo a usare l'iPad.




I giovani tedeschi e la Shoah.

 L'ingresso del campo di Auschwitz
«E’ un pessimo segnale». Per il presidente del Consiglio centrale degli ebrei tedeschi, Dieter Graumann, il calo continuo di studenti in visita dalla Germania all’ex campo di concentramento e sterminio di Auschwitz-Birkenau, in Polonia, dipende in gran parte dal sempre più scarso interesse dei giovani e delle scuole per quel che i loro nonni hanno pensato e organizzato. Meno di settant’anni fa. 
E’ il tabloid Bild a dare oggi la notizia, l’ultima della serie sui giovani che “perdono la memoria”. Secondo le statistiche redatte dalla fondazione che gestisce l’ex Lager nazista, dove furono internate e uccise oltre un milione di persone, nel 2012 la Germania si è piazzata solo quinta nella classifica dei visitatori, perdendo due posizioni rispetto al 2009. Niente di drammatico, certo. Se non fosse che recenti sondaggi sulla conoscenza della shoah dei giovani tedeschi avevano già fatto scattare l’allarme. 
Stando a quanto emerso da un’indagine dello Stern del 2012, un giovane tra i 18 e i 29 anni su cinque (21%) non sapeva cosa fosse accaduto ad Auschwitz. Che sia un problema generazionale è evidente, dal momento che sul totale degli intervistati, in tutte le fasce d’età, il 90% ha saputo rispondere che ad Auschwitz la dittatura nazista aveva costruito la peggiore e più efficiente macchina di morte della storia. 
Secondo Graumann non c’è nulla in grado di dare un volto a quell’indicibile tragedia della storia meglio di una visita sui luoghi dell’orrore. «Ogni studente in Germania dovrebbe andare almeno una volta, durante il suo percorso scolastico, in visita a un campo di concentramento», ha considerato. Fa un passo in più Dieter Rossmann, incaricato per l’istruzione del partito socialdemocratico Spd, al governo federale con l’Unione di Cdu/Csu. Secondo il politico di grande coalizione «occorre confrontare le giovani generazioni con il passato della Germania, affinché tali tragedie non si ripetano. La visita ad almeno un campo di concentramento dovrebbe diventare obbligatoria».   
Matteo Alviti,  I giovani non vanno più a Auschwitz ,  "La Stampa" del 19-12-13.

sabato 28 dicembre 2013

Bambini prodigio.


Ha solo 11 anni e mentre i suoi coetanei si divertono con i videogame lui è già una matricola universitaria. È questa la storia del baby-prodigio Carson Huey, che si è appena iscritto alla facoltà di fisica quantistica della Texas Christian University.
Come racconta il New York Post, il bimbo è la mascotte del campus ed è sempre accompagnato dalla mamma che lo aiuta con lo zaino troppo pesante.
La sera, però, deve tornare a casa a dormire poiché non ha potuto fare richiesta per le residenze universitarie messe a disposizione dell’ateneo: le pratiche di registrazione non riconoscevano il suo anno di nascita.
Huley è stato un bambino prodigio fin dalla nascita: leggeva libri prima di imparare a fare pipì fuori dal pannolone, a tre anni ha iniziato con le operazioni matematiche e a cinque era già in terza media.
Ora parla il mandarino e suona il pianoforte. E non è l’unico prodigio in famiglia: il suo fratellino di 7 anni il prossimo anno si iscriverà alla scuola superiore.

Bimbo prodigio. All'università a soli 11 anni,  "La Stampa" del 30-08-13.

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Sotto, una serie di video sul ragazzo :












sabato 21 dicembre 2013

Attenti ai social network.


Se avete a cuore il lavoro, la carriera, il futuro professionale fate attenzione a quello che scrivete sui social network: chi valuta il vostro curriculum guarda sempre di più quello che scrivete su Facebook&C. Negli Stati Uniti il fenomeno è una realtà da tempo, dall’inizio dell’anno anche in Italia si va oltre il curriculum quando si cerca qualcuno da assumere, soprattutto quando si tratta di manager e dirigenti. Giovanna Brambilla, ad di Value Search: “Negli ultimi tempi stiamo ricevendo delle richieste - per lo più da multinazionali straniere- di considerare non solo la storia professionale dei nostri candidati (cosa che normalmente viene fatta sulla base di un Curriculum, di un colloquio personale di selezione e della ricostruzione della reputazione professionale), ma anche il loro profilo digitale, ossia le informazioni dei candidati o sui candidati presenti in rete e fruibili mediante una semplice interrogazione sui motori di ricerca. Queste richieste sono in netto aumento, almeno del 100% negli ultimi sei mesi, e ci appaiono fortemente correlate al tema della privacy. Per una società come Value Search, che si occupa di executive search (ossia di ricerca diretta di dirigenti), tuttavia la privacy esiste ancora e soprattutto esiste una legge (D.Lgs196/2003) alla quale attenersi nel trattare i dati (personali e sensibili) dei candidati e nel trasmetterli alle aziende clienti”.  

Ecco quindi un decalogo di consigli che Value Search ha messo a punto per chi cerca lavoro.  
1. Tenere sempre a mente che la rete non distingue tra ambito personale e professionale  

2. Dare alla nostra immagine sulla rete la stessa importanza che diamo alla nostra immagine/reputazione professionale  

3. Ricordare sempre che la rete ha una memoria da “elefante” e tiene traccia negli anni di tutto  
4. Fare attenzione a postare foto/video di cui potremmo, a distanza di anni, pentirci o in cui potremmo “non riconoscerci”  

5. Sollecitare anche i nostri amici su questi temi (anche terzi potrebbero postare foto o video in cui anche noi siamo ritratti e presenti)  

6. Includere nella nostra rete solo persone di cui “ci fidiamo” veramente (“dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”)  

7. le discussioni sui blog a volte ci spingono a risposte impulsive e giudizi affrettati: una volta immessi in rete non si cancellano ma potremmo anche pentircene  

8. alcuni temi trattati su blog o discussioni online potrebbero afferire alla nostra sfera personale e/o rivelare inconsapevolmente dati sensibili che ci riguardano: dobbiamo esserne consapevoli e prestare attenzione  

9. Aggiornare periodicamente il nostro profilo sui social network professionali (ma solo con informazioni veritiere e inconfutabili !): sono una vetrina che parla di noi e una vetrina ... deve essere sempre curata!  

10. Verificare periodicamente i parametri di accesso e visibilità da parte di terzi del nosto profilo sui social network  

Flavia Amabile, Cerchi lavoro? Attento ai social network, "La Stampa" dell'1-12-13. 

giovedì 12 dicembre 2013

"Time": Papa Francesco persona dell'anno.


Cornice rossa su fondo oro: come un ritratto ad olio di un Antico Maestro realizzato però sullo schermo Lcd di un computer. Jorge Mario Bergoglio, un "settantenne superstar maestro degli strumenti del nostro tempo per realizzare un mandato creato 21 secoli fa", ha conquistato la copertina della Persona dell'Anno di Time. Papa Francesco è il "Papa della gente", si legge nella motivazione della rivista americana. Spiega la direttrice Nancy Gibbs: "Non ha cambiato solo le parole: ha cambiato la musica".
13 marzo 2013, e sembra ieri. L'arcivescovo di Buenos Aires, primo Papa non europeo da 1.200 anni, si affaccia dal balcone su Piazza san Pietro e, anzichè benedire la folla, chiede ai fedeli di pregare per lui.
"Raramente - ha sottolineato la Gibbs - un nuovo protagonista della scena mondiale ha catturato così tanta attenzione, da vecchi e giovani, fedeli e cinici, in così poco tempo".
Bergoglio è il terzo pontefice dopo Giovanni XXIII (fu anche il primo italiano) e Giovanni Paolo II a esser scelto come Persona dell'Anno. Il fatto che nella top ten dei finalisti abbia battuto la pop star Myley Cyrus offre ai media ossessionati dalle celebrità un segnale di speranza.
La scelta di Time è stata fatta dai suoi giornalisti valutando i suggerimenti degli oltre due milioni di seguaci del settimanale su Twitter. Secondo la rivista Papa Francesco "è riuscito ad essere umile dal trono più alto della Terra" lanciando il messaggio di una chiesa di riconciliazione: "Trasformerà il Vaticano", scrive Time che ha preferito il Papa agli altri della cinquina in finale annunciata martedì sera: la talpa dell'Nsa Edward Snowden (scelto tre giorni fa come persona dell'anno dai lettori del Guardian), il presidente siriano Bashar al Assad, l'attivista gay Edith Windsor e il senatore repubblicano Ted Cruz.
È dal 1927 (Charles Lindbergh dopo la trasvolata atlantica) che il settimanale fondato da Henry Luce dedica la copertina di fine anno alla persona o l'entità che più ha influenzato, nel bene o nel male, i 12 mesi precedenti: non necessariamente un tributo in positivo (tra i "cattivi" della storia sono stati scelti anche Adolf Hitler, Stalin, l'Ayatollah Khomeini), ma in questa luce è stato certamente letto l'annuncio dal 92 per cento dei cattolici americani che applaudono al mandato del Papa. Secondo un sondaggio Abc/Washington Post, Bergoglio è popolarissimo tra correligionari e non: 69 su cento degli interpellati di ogni fede negli Stati Uniti approva come Francesco sta muovendosi per cambiare la Chiesa.
Una scelta positiva, quella di Time, ma "non certo una sorpresa", per il portavoce della Sala Stampa Vaticana Federico Lombardi, data la risonanza dell'elezione del Papa Francesco e dell'inizio del nuovo pontificato. Quanto a Bergoglio, ha aggiunto il portavoce vaticano, "non cerca fama e successo, perché fa il suo servizio per l'annuncio del Vangelo dell'amore di Dio per tutti. Se questo attrae donne e uomini e dà loro speranza, il Papa è contento. Se questa scelta dell'Uomo dell'Anno significa che molti hanno capito - almeno implicitamente - questo messaggio, egli certamente se ne rallegra".




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Qui  i motivi della scelta e gli altri finalisti.

Qui  un servizio sugli altri due papi  (Giovanni XIII, nel 1962, e Giovanni Paolo II, nel 1994)  che in precedenza avevano ricevuto lo stesso riconoscimento.

Di seguito, alcuni video sul tema.

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lunedì 2 dicembre 2013

Aperitivo a chi vuole la chiusura dei corsi serali pubblici.


Venerdì 18 ottobre 2013, presso l’ITIS “G. Marconi” di BARI, si è concluso l’esame di idoneità al quinto anno del corso di studi per il conseguimento del diploma di Perito Meccanico Capotecnico. Il candidato “speciale”, Salvatore GIRONE, fuciliere della M.M. Italiana attualmente trattenuto in INDIA in attesa di processo insieme al commilitone Massimiliano LA TORRE per le vicende che ormai tutti conoscono, ha potuto svolgere e superare brillantemente prove scritte e orali su tutte le discipline del quarto anno tramite una serie di collegamenti via SKYPE tra la sede dell’Ambasciata Italiana a Nuova Delhi e la Commissione composta dai docenti del quarta classe del Corso Serale Progetto SIRIO in cui risulta regolarmente iscritto l’alunno GIRONE.

Ciò è stato reso possibile innanzi tutto dalla volontà e dalla caparbia determinazione di Salvatore che, nonostante la grave situazione in cui tuttora si trova e l’obiettivo impedimento (indipendente dalla sua volontà) ad una normale frequenza, ha messo in atto ogni sforzo ed impegno per affermare “contro tutto” il proprio irrinunciabile DIRITTO ALLO STUDIO.

Ciò è stato reso possibile anche grazie alla grande flessibilità didattica del Corso Serale SIRIO che, oltre agli occasionali incontri di persona (che pure ci sono stati), ha consentito ai docenti di mantenere un contatto costante, via e-mail e telefono, con il proprio alunno a cui hanno potuto fornire supporto e materiale didattico oltre ad una serie di lezioni tramite collegamento SKYPE.

A questo punto, sia l’efficacia del lavoro didattico svolto sia l’innovativo protocollo messo in atto per l’esame di idoneità, dimostrano definitivamente la snellezza e la validità del Progetto SIRIO dando una chiara risposta a quanti, ingiustamente criticandolo, ne auspicano la rottamazione e la sostituzione con l’elefantiaca e inconcludente organizzazione dei CPIA.

LASCIAMO QUESTO SPUNTO DI ULTERIORE RIFLESSIONE SOPRATTUTTO AI DIRIGENTI DEL MIUR MENTRE CI CONGRATULIAMO DI CUORE CON SALVATORE GIRONE AUGURANDOGLI UN RAPIDO RIENTRO IN PATRIA CON L’AUSPICIO DI POTERLO INCONTRARE PRESTO TRA I BANCHI DI SCUOLA PER IL CONSEGUIMENTO DELL’AGOGNATO DIPLOMA.
  
IL MARÒ SALVATORE GIRONE E L’EFFICACIA DEL PROGETTO SIRIO !"Difendere e promuovere le scuole serali pubbliche", 20-10-13

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Qui il sito del corso serale dell'Istituto Marconi di Bari.

giovedì 28 novembre 2013

Gli studenti stranieri in Italia sono 800.000.


  
È quanto emerge dal Focus statistico “Gli alunni stranieri nel sistema scolastico italiano”, pubblicato dal Miur nei giorni scorsi, relativo all’anno scolastico 2012/2013 che racconta il trend della loro presenza fra i banchi e la sempre maggiore integrazione con i compagni di classe italiani. 

Il liceo scientifico, ad esempio, spopola anche fra gli stranieri. La presenza degli alunni con cittadinanza non italiana, oltre che variegata (sono circa 200 i Paesi rappresentati), è sempre più numerosa: 786.630 unità nell’anno scolastico 2012/2013, 30.691 in più rispetto all’anno precedente (+4,1%).  

Un incremento dovuto essenzialmente agli alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia, le seconde generazioni, che rappresentano ben il 47,2% del totale degli alunni stranieri. Il panorama è cambiato, dunque: negli anni precedenti l’incremento della presenza degli stranieri nelle scuole era legato principalmente ai flussi migratori.  

Gli alunni stranieri iscrittisi per la prima volta nelle nostre scuole, rileva poi il Dossier Statistico Immigrazione 2013 “Dalle discriminazioni ai diritti”, realizzato dall’Ufficio Antidiscriminazioni Razziali (Unar) e il Centro studi e ricerche Idos, sono 32.663, numero da cui sono esclusi tutti gli iscritti alla scuola dell’infnzia, necessariamente alla loro prima esperienza con il sistema scolastico, più che negli ultimi due anni, quando si erano attestati intorno alle 28mila unità. Anche in questo caso, più che ai nuovi arrivati, il dato va evidentemente ascritto a minori che già vivevano in Italia e che hanno raggiunto l’età della scuola dell’obbligo.  

Degli oltre 32mila nuovi iscritti dell’anno scolastico 2012/2013, più di un terzo (20.421, pari al 62,5%) frequenta la scuola primaria, mentre sono intorno ai 6.100 gli studenti rispettivamente iscritti alla secondaria di primo grado (18,7%) e di secondo grado (18,8%) e che, evidentemente, sono da ricondursi a nuovi ingressi a carattere familiare. 

Il 35,1% degli alunni stranieri, frequenta la scuola primaria, il 22,3% la secondaria di secondo grado, il 21,7% quella di primo grado e il 20,9% la scuola dell’infanzia.  

Le cittadinanze degli studenti mostrano una netta preminenza del continente europeo (49,8%), cui seguono Africa (24%), l’Asia (16,4%) e l’America (9,1%). Tra le aree sub continentali, invece, l’Europa centro orientale (non comunitaria) registra il 25,7% dell’intera presenza straniera, gli ultimi 12 paesi neo-comunitari il 21,6%, l’Africa settentrionale il 17,2% e l’America centro-meridionale l’8,7%. La Romania si conferma il primo paese per numero di alunni (148.602, pari al 18,9%), in linea con quanto rilevato nei movimenti di persone degli ultimi anni verso l’Italia, seguita da due paesi storicamente di più antica immigrazione verso il nostro Paese: l’Albania (104.710 alunni, pari al 13,3%) e il Marocco (98.106, pari al 12,5%). Seguono gli studenti cinesi (36.048, pari al 4,6%) e, con quote dal 3% in giù, moldavi, filippini, indiani, ucraini, equadoriani e peruviani. 

Se le cittadinanze sono le più diverse, il dato di maggiore interesse e di più recente emersione, è però la nascita di questi alunni, che per 371.372 di essi si colloca in Italia (47,2%), cosicché più che di stranieri e immigrati, sarebbe preferibile parlare di una sola generazione di bambini e ragazzi composta al loro interno di culture, origini, storie e status giuridici sempre più variegati. Nella scuola primaria la quota dei nati in Italia tra gli stranieri sfiora, infatti, il 60% e in quella dell’infanzia l’80%.  

Difficile, allora continuare a distinguere nettamente tra italiani e non, se non fosse che più si sale di grado scolastico, più si materializza la linea di divisione tra figli degli italiani e figli degli immigrati. La scelta della scuola superiore, infatti, si sta rivelando un momento cruciale in cui iniziano a pesare più concretamente le differenze d’origine. Gli alunni di cittadinanza straniera “scelgono”, o più probabilmente sono spinti a scegliere, in misura molto più alta degli italiani gli istituti tecnici e professionali. Dei 175.120 stranieri delle scuole superiori, infatti, solo il 19,8% frequenta un liceo, il 3,1% l’istruzione artistica, mentre il 38,6% è iscritto a un professionale e un altro 38,5% a un istituto tecnico, per un totale di 135.092 (pari al 77,1%).  

"La Stampa" del 18-11-13.

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Qui  il rapporto, in PDF, del MIUR. 

Sotto, invece, dei video su alcune problematiche legate all'inserimento degli studenti stranieri nelle nostre classi.




mercoledì 27 novembre 2013

Critiche del Papa al liberismo.



I media italiani ne hanno parlato poco, ma la nuova “esortazione apostolica” di papa Francesco, “Evangelii Gaudium” (La gioia del vangelo), contiene una potente critica al capitalismo finanziario. Cosa più rilevante, come vedremo, è che il nuovo pontefice non si limita ad un discorso generalmente moralistico, sebbene parta da considerazioni etiche la cui valenza che non può essere derubricata alla “predica” di un vecchio prete. 
Scrive Bergoglio (enfasi nostra): 
Così come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire “no a un’economia dell’esclusione e della inequità”. Questa economia uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa. [...] Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole. Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza vie di uscita. [...] Non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma  di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla società in cui si vive [...]
Papa Francesco passa poi a criticare la dottrina della “ricaduta favorevole” (trickle-down) secondo la quale il mercato è capace da solo di redistribuire le ricchezze, facendole “ricadere” dai ricchi verso i meno abbienti. Secondo i sostenitori di queste teorie, che andavano particolarmente di moda durante l’era Reagan-Thatcher e che hanno dato una copertura ideologica alle “riforme”, l’arricchimento di pochi è a beneficio di tutti. Bergoglio rifiuta questa impostazione liberista:
In questo contesto, alcuni ancora difendono le teorie della “ricaduta favorevole”, che presuppongono che ogni crescita economica, favorita dal libero mercato, riesce a produrre di per sé una maggiore equità e inclusione sociale nel mondo. Questa opinione, che non è mai stata confermata dai fatti, esprime unafiducia grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante
Da qui Bergoglio parte per un poderoso attacco alla finanziarizzazione dell’economia che individua l’origine della disuguaglianza nella negazione del controllo degli Stati sull’economia e sui mercati finanziari, accusati di essere una nuova “tirannia” che agisce tramite “il debito e i suoi interessi”:
Mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice. Tale squilibrio procede da ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria. Perciò negano il diritto di controllo degli Stati, incaricati di vigilare per la tutela del bene comune. Si instaura una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale, che impone, in modo unilaterale e implacabile, le sue leggi e le sue regole. Inoltre, il debito e i suoi interessi allontanano i Paesi dalle possibilità praticabili della loro economia e i cittadini dal loro reale potere d’acquisto.
Sul lato delle politiche, il testo sembra spesso limitarsi all’invocazione dei buoni sentimenti su base volontaristica: “i ricchi devono aiutare i poveri, rispettarli e promuoverli. Vi esorto alla solidarietà disinteressata”. Ma l’impressione dura poco e Bergoglio diventa subito “politico”:
Non possiamo più confidare nelle forze cieche e nella mano invisibile del mercato. La crescita in equità esige qualcosa di più della crescita economica, benché la presupponga, richiede decisioni, programmi, meccanismi e processi specificamente orientati a una migliore distribuzione delle entrate, alla creazione di opportunità di lavoro, a una promozione integrale dei poveri che superi il mero assistenzialismo. Lungi da me il proporre un populismo irresponsabile, ma l’economia non può più ricorrere a rimedi che sono un nuovo veleno, come quando si pretende di aumentare la redditività riducendo il mercato del lavoro e creando in tal modo nuovi esclusi.[...]
Bergoglio infine invoca la rimozione delle ineguaglianze come “riforma strutturale” del capitalismo, sottolineando ancora che senza di ciò arriveranno nuove crisi (come del resto una parte considerevole della professione economica sostiene da tempo):
La necessità di risolvere le cause strutturali della povertà non può attendere, non solo per una esigenza pragmatica di ottenere risultati e di ordinare la società, ma per guarirla da una malattia che la rende fragile e indegna e che potrà solo portarla a nuove crisi. I piani assistenziali, che fanno fronte ad alcune urgenze, si dovrebbero considerare solo come risposte provvisorieFinché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali della inequità, non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema. L’inequità è la radice dei mali sociali.
Non si tratta, è evidente, di iscrivere Francesco alla “sinistra”, tanto meno a quella “anticapitalista”. Piuttosto l’Evangelii Gaudium dovrebbe far riflettere quanti, nominalmente a sinistra e magari provenienti dal PCI, sono stati scavalcati a sinistra dal papa.
Per il Papa il liberismo è una  "tirannia"  che svuota di potere gli stati. , "Keynes blog" del 27-11-13.
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Video sull'argomento:


mercoledì 20 novembre 2013

A New York è boom delle scuole 'all-boys'.


Una volta erano additate come sessiste e obsolete, ma a New York le scuole modello "all-male" stanno invece vivendo un risorgimento,raccogliendo peraltro successo in quei rioni degradati della City dove è più facile che i ragazzi finiscano dietro le sbarre, piuttosto che al college.
Nove anni fa, quando nel Bronx ha aperto i battenti la prima scuola pubblica, Eagle Academy for Young Men, è stata la prima "all-boys" nell'arco di tre decenni. E' stata fondata da David Banks, ora presidente della Eagle Academy Foundation, che raccoglie fondi per le attività scolastiche.
Ad Harlem recentemente è stata inaugurata la quinta Eagle Academy e altre due sono in via di realizzazione nella City, portando il totale a sette scuole frequentate attualmente da quattromila studenti, tutti residenti in rioni poveri e disagiati.
Il modello di scuola è mirato a servire quella popolazione studentesca maggiormente vulnerabile che risiede in comunità low-income, virtualmente tutti neri o ispanici e, naturalmente tutti maschi.
Il modello - dati alla mano - sta funzionando, anche aldisopra delle aspettative, visto che nel 2012 la percentuale dei diplomati dopo quattro anni di studio alla Bronx Eagle Academy - l'unica che opera da più lungo tempo - è risultata del 67,5 per cento, una percentuale che supera addirittura la media delle altre scuole pubbliche che nello stesso anno risulta essere del 64.7 per cento, di cui soltanto il 59.9 per cento sono maschi.
Attualmente le Eagle Academy si trovano a Brooklyn, Queens, Newark in New Jersey e, ultima, ad Harlem. Come si sa, il successo di una scuola stuzzica sempre l'interesse dei genitori che in quattromila cercano di iscrivere i propri figli nelle attuali sedi.
L'istruzione "single-sex" è stata da sempre una prerogativa di famiglie benestanti che mandano i figli presso scuole private, mentre nell'immaginario collettivo l'idea di una scuola "all-boys" o "all girls" riesce ancora a sollevare controversie.
In queste Eagle Academy l'inizio delle lezioni avviene in modo diverso. La prima attività è il town meeting, in cui gli studenti condividono le proprie preoccupazioni su qualsiasi cosa, dalla salute della mamma ai soldi che scarseggiano in famiglia, per finire con la recita dei versi del poema dell'era vittoriana "Invictus" su come superare le avversità "sono padrone del mio destino, sono il capitano della mia anima".
Nella City si contano venti scuole "single-sex", di cui 19 sono state avviate durante l'amministrazione uscente di Michael Bloomberg, come quelle per sole ragazze Young Women's Leadership Schools, un network molto simile al modello Eagle Academy.
Sulla resurrezione, il successo e la proverbiale controversia che ancora suscitano le scuole "single-sex", il neo eletto sindaco Bill de Blasio - che dell'istruzione ha fatto un suo cavallo di battaglia durante la campagna elettorale - non si è ancora espresso, mentre ha assicurato che marcerà su Albany per convincere i legislatori statali ad intervenire sulle tasse dei ricchi che guadagnano oltre mezzo milione all'anno, per riuscire a portare a termine il progetto di finanziamento del "universal pre-kindergarten" inserito invece nelle promesse elettorali.
Boom delle scuole all-boys, America oggi del 18-11-13

sabato 16 novembre 2013

Milano, scuole in balia di studenti teppisti.


Quarto Oggiaro, il popolare quartiere di Milano in cui domenica 27 ottobredue pregiudicati sono stati uccisi, era una scuola di crimine. Una storia di baby criminali provenienti dal quartiere è emersa a conclusione di un’indagine del commissariato di zona che ha portato all’arresto di un diciottenne per spaccio e alla denuncia di altri sette sedicenni. La banda — non una vera e propria gang organizzata, ma un gruppo di bulletti “sciolti” — era composta da 21 minorenni (13 dei quali identificati) e aveva in almeno due istituti superiori della zona l(ma quelli sotto osservazione sono quattro) e basi operative per lo spaccio e per atti di teppismo. A casa del ragazzo arrestato le forze dell’ordine hanno trovato un bilancino, un coltello per tagliare le sostanze stupefacenti e un panetto di hashish da 150 grammi.
Spaccio, ma non solo: anche violenze, bullismo e atteggiamenti paramafiosi erano all’ordine del giorno. «Si è arrivati ad assistere a episodi al limite del paradosso — ha spiegato il commissario Antonio D’Urso — Due sedicenni, uno dei quali esterno all’istituto, avevano minacciato il preside con un coltellino per aver disposto un provvedimento disciplinare nei confronti di un loro compagno». L’uomo non era tornato sulle sue decisioni, però, e un gruppetto di ragazzini ha organizzato un vero e proprio raid nei corridoi, svuotando gli estintori contro le pareti e facendo esplodere dei petardi in presidenza. Fra gli altri atti di vandalismo, i ragazzi si sono resi responsabili anche del lancio di sassi dal cavalcavia dello scalo ferroviario di Villapizzone.
«Il nostro obbiettivo è la prevenzione — ha aggiunto D’Urso — Per questo ci
 siamo messi in contatto anche con i parroci della zona chiedendogli la possibilità di ospitare questi ragazzi in oratorio, affinché non tornino sulla brutta strada». Anche l’arresto, quello scattato nei confronti del neo maggiorenne, è da leggere come un atto di prevenzione: il ragazzo è stato preso all’interno dell’istituto scolastico anche per mostrare agli altri ragazzi della scuola che quella strada non porta a niente. Se non alla galera.
Luca De Vito, Repubblica (Milano)  del 29 ottobre 2013.