Se avete a cuore il lavoro, la carriera, il futuro professionale fate attenzione a quello che scrivete sui social network: chi valuta il vostro curriculum guarda sempre di più quello che scrivete su Facebook&C. Negli Stati Uniti il fenomeno è una realtà da tempo, dall’inizio dell’anno anche in Italia si va oltre il curriculum quando si cerca qualcuno da assumere, soprattutto quando si tratta di manager e dirigenti. Giovanna Brambilla, ad di Value Search: “Negli ultimi tempi stiamo ricevendo delle richieste - per lo più da multinazionali straniere- di considerare non solo la storia professionale dei nostri candidati (cosa che normalmente viene fatta sulla base di un Curriculum, di un colloquio personale di selezione e della ricostruzione della reputazione professionale), ma anche il loro profilo digitale, ossia le informazioni dei candidati o sui candidati presenti in rete e fruibili mediante una semplice interrogazione sui motori di ricerca. Queste richieste sono in netto aumento, almeno del 100% negli ultimi sei mesi, e ci appaiono fortemente correlate al tema della privacy. Per una società come Value Search, che si occupa di executive search (ossia di ricerca diretta di dirigenti), tuttavia la privacy esiste ancora e soprattutto esiste una legge (D.Lgs196/2003) alla quale attenersi nel trattare i dati (personali e sensibili) dei candidati e nel trasmetterli alle aziende clienti”.
Ecco quindi un decalogo di consigli che Value Search ha messo a punto per chi cerca lavoro.
1. Tenere sempre a mente che la rete non distingue tra ambito personale e professionale
2. Dare alla nostra immagine sulla rete la stessa importanza che diamo alla nostra immagine/reputazione professionale
3. Ricordare sempre che la rete ha una memoria da “elefante” e tiene traccia negli anni di tutto
4. Fare attenzione a postare foto/video di cui potremmo, a distanza di anni, pentirci o in cui potremmo “non riconoscerci”
5. Sollecitare anche i nostri amici su questi temi (anche terzi potrebbero postare foto o video in cui anche noi siamo ritratti e presenti)
6. Includere nella nostra rete solo persone di cui “ci fidiamo” veramente (“dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”)
7. le discussioni sui blog a volte ci spingono a risposte impulsive e giudizi affrettati: una volta immessi in rete non si cancellano ma potremmo anche pentircene
8. alcuni temi trattati su blog o discussioni online potrebbero afferire alla nostra sfera personale e/o rivelare inconsapevolmente dati sensibili che ci riguardano: dobbiamo esserne consapevoli e prestare attenzione
9. Aggiornare periodicamente il nostro profilo sui social network professionali (ma solo con informazioni veritiere e inconfutabili !): sono una vetrina che parla di noi e una vetrina ... deve essere sempre curata!
10. Verificare periodicamente i parametri di accesso e visibilità da parte di terzi del nosto profilo sui social network
Flavia Amabile, Cerchi lavoro? Attento ai social network, "La Stampa" dell'1-12-13.
Ormai con internet possiamo ottenere di tutto, possiamo sapere luoghi, posti, amici, cosa mangiamo, dove siamo in un determinato momento, cosa compriamo e perfino il nostro stato d'animo.
RispondiEliminaMa la colpa deriva principalmente da internet ? Secondo un sondaggio riportato sul "Wall Street Journal", una persona passa mediamente 405 minuti al giorno sui sociale network, principalmente su Facebook, scrivendo dati, postando foto, condividendo link e chi più ne ha più ne metta. Non mi stupisce il fatto che oggi come oggi le aziende fanno riferimento a come siamo veramente attraverso i social network, perché siamo noi a fare notizia di NOI su di essi, e del nostro modo di vivere, tutti dati che sinceramente, agli occhi di chi in quel momento ci sta esaminando per un lavoro, non daremmo mai.
Samuele L.G 2^ As.
Oggi il progresso ci permette di usufruire di questo eccezionale strumento che è internet, per apprendere notizie, per studiare o
RispondiEliminaanche per ritrovare vecchi amici, per comunicare i nostri pensieri e punti di vista su diverse questioni.
Purtroppo, però, il problema è che non riusciamo quasi mai a limitarci e ad usare in modo corretto le cose buone di cui disponiamo.
Basterebbe che ci dessimo un sano equilibrio e ci educassimo a concederci anche dei no, soprattutto quando sappiamo che sono
per il nostro bene. Questo ci aiuterebbe a non diventare dipendenti e schiavi delle cose. Ma se non riusciamo a fare questo,
evidentemente non siamo realmente persone libere.
Non dobbiamo però nemmeno demonizzare questi strumenti; penso che dobbiamo solo imparare ad utilizzarli con giudizio,
con intelligenza, sapendo che dal momento in cui condivido su un social network una frase, una foto o un mio stato d'animo,
sono sotto gli occhi e il giudizio di chiunque, anche di un datore di lavoro.
Lorenzo Di Simone - 1^ As