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mercoledì 21 settembre 2016

20 settembre 1870. Il contributo dei militari ebrei alla conquista di Roma.


" Mia amatissima Annetta, ieri fu giornata abbastanza calda. Contro la mia aspettazione, le truppe pontificie fecero resistenza e si dovette coi cannoni aprire la breccia che poi fu presa d' assalto dalla fanteria e bersaglieri. La mia batteria prese parte all' azione e se ne levò con onore. Rimase morto un caporale, ferito gravemente il mio tenente che morì stamane. Povero bel giovinottino di ventiquattro anni! Feriti ugualmente altro caporale che forse non camperà fino a stasera, e più leggermente altri quattro cannonieri. Basta, Roma è nostra e domani andrò a visitarla. Io continuo a star bene e non ti so dire con quanta soddisfazione abbia ricevuto la tua ultima lettera. Dopo tanto tempo! L' ho letta e riletta, e la portavo addosso quando andai al combattimento, a cui si marcia allegramente ma colla recondita apprensione che si sa che vi si va, ma non si sa se si avrà la fortuna di ritornarne. Fu un talismano che mi preguardò da quel nuvolo di palle che mi fischiavano d' attorno".


Queste le parole di Giacomo Segre inviate alla fidanzata all'indomani della Breccia di Porta Pia. E' proprio il Capitano ebreo ad ordinare la prima cannonata sulle mura di cinta per porre fine al regno pontificio e realizzare quell'Unità d'Italia tanto agognata. Il Papa Pio IX aveva promesso la scomunica a chiunque avesse aperto il fuoco contro le sue truppe, e forse proprio per quello, è Segre a dare l'ordine di procedere. 

In sua memoria, e in quella di tutti i bersaglieri ebrei, è posta una lapide nella sezione ebraica del cimitero di Chieri dove è sepolto.

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