Alle Paralimpiadi di Atlanta del 1996, le prime a cui partecipò come nazione indipendente, l’Ucraina ottenne solamente una medaglia d’oro e nel medagliere finale si piazzò al 44esimo posto. A Sydney, quattro anni dopo, i risultati degli atleti ucraini migliorarono, seppur di poco: tre medaglie d’oro e 35esimo posto nel medagliere. Nell’edizione successiva l’Ucraina ottenne sorprendentemente ventiquattro ori, ben ventuno in più rispetto a Sydney. Da allora la delegazione Ucraina non è mai scesa sotto la sesta posizione nel medagliere e anzi, si è praticamente sempre migliorata. A Pechino, nel 2008, ottenne gli stessi risultati del 2004, mentre a Londra 2012 di ori ne vinse 32. Oggi, alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro, l’Ucraina si trova al terzo posto nel medagliere con 38 ori, 33 argenti e 35 bronzi. Se dovesse mantenere questa posizione, sarebbe il miglior risultato di sempre e terminerebbe la manifestazione sopra squadre storicamente più forti e attrezzate come gli Stati Uniti e l’Australia.
I risultati dell’Ucraina alle Paralimpiadi sono ancora più incredibili se si considera che è una nazione in guerra dal 2014 e che parte dei suoi territori orientali è ancora occupata dalle milizie filo-russe. Da almeno tre anni inoltre la sua economia si trova in una profonda recessione. Ma non è finita qua, dato che alle Olimpiadi di agosto l’Ucraina ha ottenuto il suo peggior risultato dal 1996, piazzandosi al 31esimo posto nel medagliere con solamente due ori.
Gran parte del sorprendente successo della nazionale ucraina è da attribuire a Valeriy Sushkevych, presidente del Comitato paralimpico ucraino. Sushkevych, che si muove in sedie a rotelle dopo che si ammalò di poliomielite da bambino, è il responsabile del progetto Invasport, un programma per sviluppare capillarmente l’organizzazione e le strutture sportive riservate ai disabili. Grazie a Invasport, ogni regione ucraina è oggi dotata di scuole e centri sportivi pensati per accogliere persone con disabilità. La maggior parte degli atleti paralimpici ucraini ha iniziato a praticare sport in questi centri, dove inizialmente le persone vengono invitate per praticare attività di riabilitazione. Sushkevych sostiene che più o meno cinque fra circa cento persone impegnate nella riabilitazione scoprono di cavarsela bene in un determinato sport nei centri Invasport, e da lì decidono di iniziare gli allenamenti.
Nel 2014, quando la Russia invase la Crimea, Invasport perse il suo centro di Yevpatoria, il più importante per grandezza e numero di atleti. Ma nonostante questo, la diffusione omogenea in tutto il paese dei centri Invasport attutì la perdita delle strutture in Crimea. Sushkevych, intervistato recentemente da BBC, ha detto che a causa dei problemi causati dalla perdita della Crimea prima e dalla guerra nella parte orientale del paese poi, la preparazione degli atleti ucraini non è stata ottimale e a Rio de Janeiro i risultati sarebbero potuti essere ancora migliori.
Posso dire con certezza che avremmo potuto ottenere risultati migliori se non ci fosse stata la guerra. E l’obiettivo per il mio team nel movimento paralimpico ucraino è di mostrare sempre il meglio possibile.
L’assistenza ai disabili e la mancanza di strutture adeguate ad ospitarli è da tempo un problema per il governo ucraino, che però negli ultimi anni non si è trovato nelle condizioni per poter garantire dei miglioramenti. Con la guerra questo problema è diventato ancora più urgente, per via dei molti soldati che ritornano dall’est del paese con ferite e menomazioni. Per far fronte a un problema così urgente quindi, il governo ucraino ha deciso di appoggiarsi all’organizzazione di Invasport, già ben avviata e funzionante. Di conseguenza, anche se come detto da Sushkevych c’è ancora molto da fare, a partire dalle strutture, Invasport ha ricevuto più fondi statali e i suoi centri accolgono sempre più persone.
Alle Paralimpiadi l'Ucraina va fortissimo, "Il Post.it", 17-09-16.
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