Si pensa che Bloodworth ebbe gravi responsabilità anche nel modo in cui gestì l’incendio, una volta che si capì che non bastava una donna per spegnerlo. Al tempo il modo più semplice per evitare che un incendio cittadino si allargasse era creare delle specie di strisce taglia-fuoco, demolendo anche intere vie prima che le fiamme ci arrivassero. L’opinione generale è però che Bloodworth non volle farlo: perché preoccupato dai costi della ricostruzione e per via delle probabili pressioni di chi possedeva i terreni le cui case sarebbero state demolite. Il fuoco così si espanse e arrivò fino quasi a Westminster e rischiò anche di arrivare a sud del Tamigi. Al tempo sul London Bridge c’erano infatti persone, case e cose: quindi anche paglia e fieno, che avrebbero potuto portare l’incendio al di là del Tamigi.
Ancora prima che l’incendio finisse – un po’ perché lo si spense, un po’ perché era rimasto ben poco da bruciare – a Londra e in Inghilterra iniziarono a circolare voci secondo le quali a farlo iniziare erano stati nemici stranieri. A quel tempo il Regno d’Inghilterra – il cui re era Carlo II Stuart – era infatti in guerra con i Paesi Bassi e non in buoni rapporti con la Francia. Ci furono voci, accuse e anche condanne a morte di improbabili spie che fecero improbabili confessioni, ma si ritiene che furono tutte cose infondate.
Dopo l’incendio si pensò addirittura di spostare Londra ad alcuni chilometri di distanza: gran parte delle fondamenta degli edifici distrutti erano però ancora intatte e si decise quindi di ricostruire le case praticamente nello stesso punto in cui avevano preso fuoco, cercando però di fare attenzione alla paglia, al legno e alla troppa vicinanza tra le case (tutte cose che favoriscono la diffusione delle fiamme). Ci fu anche chi propose di sfruttare l’occasione per trasformare Londra, creando una città diversa, con grandi viali e con vie d’acqua: non lo si fece e secondo il Financial Times in quella decisione ci sono le origini di molti dei problemi urbanistici che Londra ha ancora oggi. La principale nuova costruzione successiva all’incendio fu una colonna dorica – i londinesi la chiamano The Monument – all’incendio. C’è ancora oggi ed è alta poco più di 60 metri: una distanza uguale a quella tra il monumento e il punto di Pudding Lane in cui si pensa iniziò il Grande incendio di Londra.
Per ricordare l’incendio a Londra sono stati organizzati molti eventi: il più importante sarà il 4 settembre, quando verrà bruciata una riproduzione – lunga più di 120 metri – della Londra del 1666. La riproduzione è stata realizzata su una piattaforma nel Tamigi, tra il Blackfriars Bridge e il Waterloo Bridge.
Il grande incendio di Londra, 350 anni fa, "Il Post", 2-09-16.
Nessun commento:
Posta un commento