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sabato 20 febbraio 2016

Hai pubblicato un libro ? Allora puoi uscire prima dal carcere.

Il governo di Dacian Ciolos ha deciso, come dichiarato dal ministro della Giustizia Pruna, di presentare un’ordinanza per abrogare la legge che consente a chi ha subìto una condanna di pubblicare libri e di ottenere con questi una riduzione della pena detentiva. La scelta, resa pubblica mercoledì 13 gennaio, sembra voler porre rimedio ad una situazione complessa ed in netto contrasto con il proposito  di estirpare la corruzione dalla società romena.

La norma
Risalente all’epoca comunista, la legge consente a chi ha subìto una condanna di ridurre ditrenta giorni la pena detentiva per ogni libro (scritto durante il periodo trascorso in carcere) pubblicato da riviste scientifiche o da un research body. Secondo quanto affermato da fonti governative, sarebbero trecentoquaranta i lavori pubblicati nel 2015 mentre circa novanta negli anni precedenti; cifre rilevanti che hanno portato il governo a prendere una posizione sull’argomento.
I casi
Tra i casi emblematici sembra soprattutto opportuno citare George Becali: ex imprenditore, proprietario di una squadra di calcio, politico e membro del parlamento europeo. Giudicato colpevole per tangenti ha visto la sua condanna a quarantadue mesi ridotta di cinque (è stato scarcerato lo scorso aprile) per aver pubblicato cinque libri tra i quali “Monte Athos, terra natìa della Chiesa Ortodossa”. Non solo, anche Dan Voicolescu, ex leader del partito conservatore romeno ed alleato dell’ex premier Victor Ponta, rientra tra coloro che hanno visto la loro condanna ridotta grazie alla pubblicazione di libri. Condannato a dieci anni di carcere ed arrestato nel 2014 per riciclaggio, ha visto pubblicati ben dieci suoi lavori in diciotto mesi, cifra che gli ridurrebbe di trecento giorni la pena detentiva. Anche l’ex primo ministro Adrian Nastase, condannato a due anni per aver ricevuto fondi illegali durante la campagna elettorale, è tra coloro che hanno beneficiato di una riduzione della pena detentiva per aver scritto numerosi libri sulle tematiche economiche durante i mesi passati in carcere.
Le dichiarazioni del ministro Pruna e l’iter parlamentare
Vista la situazione ormai fuori controllo, il ministro della Giustizia ha deciso di intervenire per abrogare la norma con un’ordinanza di emergenza il cui iter parlamentare dovrebbe concludersi in febbraio. Secondo quanto dichiarato dallo stesso ministro non si procederà immediatamente con la cancellazione della norma poiché sarà prima necessaria una consultazione; procedimento da seguire per ogni atto normativo.
Non solo, il ministro della Giustizia ha inoltre parlato della rimozione del capo della Amministrazione Nazionale dei Penitenziari (ANP), sottolineando come la questione sia prematura ma sia comunque necessario avviare un’ indagine amministrativa da parte dell’organismo di controllo del premier dal momento che “I fatti parlano chiaro relativamente alla competenza manageriale del direttore generale dell’ANP”.
Stando a quanto affermato dalle fonti locali e dallo stesso ministro della Giustizia, la norma che prevede la riduzione della pena detentiva per ogni libro pubblicato verrà rimossa il prossimo febbraio. Un passaggio chiave, necessario ma non sufficiente, verso l’eliminazione della corruzione chiesta dalla stessa società romena con proteste seguite all’incendio al Colectiv Club.
Camilla Filighera, ROMANIA: Sconto di pena se pubblichi un libro. Ma la legge sta per cambiare,  "East Journal", 29-01-16.

lunedì 15 febbraio 2016

La legge di Moore finirà in soffitta ?

Tra poche settimane la Semiconductor Industry Association (SIA) degli Stati Uniti e le altre associazioni in giro per il mondo che coordinano lo sviluppo e la produzione dei semiconduttori – quindi processori che fanno funzionare dispositivi di ogni tipo, compreso quello su cui state leggendo questo articolo – pubblicheranno un documento che di fatto segnerà la fine della “legge di Moore”, la regola dell’informatica più conosciuta anche tra chi ha poca dimestichezza con i computer. In un lungoarticolo pubblicato su Nature, M. Mitchell Waldrop spiega che si tratterà di un passaggio storico per i produttori di processori e che aprirà nuove opportunità per la cosiddetta “Internet delle cose” (“Internet of things”), cioè la possibilità di avere oggetti che dialogano tra loro online svolgendo compiti di vario tipo.

I pinguini della Baia del Commonwealth rischiano l'estinzione ?



pinguiniCapo Denison, il promontorio roccioso all’inizio della Baia del Commonwealth in Antartide, è uno dei posti più inospitali al mondo. Le sue coste sono battute da venti con raffiche che raggiungono regolarmente i 240 chilometri orari: è ritenuto il luogo più ventoso della Terra. Il Capo fu esplorato per la prima volta nel 1912 durante la storica spedizione Aurora, organizzata dal britannico Douglas Mawson nell’ambito di una serie di iniziative per la conquista e lo studio dell’Antartide. All’epoca fu stimato, con qualche approssimazione, che nella Baia del Commonwealth vivessero circa 200mila pinguini di Adelia (Pygoscelis adeliae), la specie di pinguino più diffusa nel continente Antartico, mentre ora la popolazione della colonia è più che decimata con la scomparsa di oltre 150mila esemplari in pochi anni in parte a causa di un gigantesco iceberg, che impedisce ai pinguini di raggiungere il mare.
Un gruppo di ricercatori della University of New South Wales, Australia, ha di recente pubblicato uno studio sulla scomparsa dei pinguini di Adelia nel quale ipotizza che entro vent’anni l’intera colonia di pinguini potrebbe sparire dalla Baia del Commonwealth, in particolar modo da Capo Denison. Un tempo fiorente e molto popolata, la colonia ha iniziato ad avere problemi di sopravvivenza nel 2010 in seguito all’arrivo sulle coste del Capo di un grande iceberg, chiamato B09B, con un’area di circa 100 chilometri quadrati. La grande massa di ghiaccio si è arenata nel mezzo della Baia del Commonwealth e, in poco tempo, ha portato alla formazione di uno strato ghiacciato nel tratto di mare compreso tra la costa e il margine dell’icerberg, allungando di chilometri il viaggio che i pinguini devono compiere per raggiungere l’acqua, dove pescano il cibo per nutrirsi e per provvedere alle loro nidiate.
capo-denison-pinguini
I pinguini di Adelia hanno bisogno di avere un accesso all’acqua entro 2-3 chilometri dal punto in cui si trova la loro colonia: se il viaggio diventa più lungo aumenta il consumo di calorie, condizionando le possibilità di sopravvivenza. A causa dell’iceberg B09B, negli ultimi anni i pinguini sono stati costretti a camminare per quasi 60 chilometri prima di arrivare a un accesso al mare: molti uccelli non ce la fanno a sostenere un viaggio di questo tipo, con conseguenze anche per la prole che resta nei nidi in attesa di cibo che non arriverà mai.
Le stime effettuate dai ricercatori australiani sono piuttosto impressionanti. A inizio Novecento le colonie nella Baia del Commonwealth erano costituite da circa 200mila pinguini di Adelia, numero che rimase più o meno stabile nei decenni successivi. Le cose sono cambiate sensibilmente a partire dal 2010 con un progressivo declino nel numero di esemplari, dovuto soprattutto al minor numero di uova deposte e al tasso più alto di mortalità. Dallo studio delle immagini satellitari e sulla base delle rilevazioni sul campo, i ricercatori hanno concluso che nella zona ci sono quasi 150mila pinguini in meno. È probabile che la maggior parte siano morti e che parte della colonia si sia trasferita in altri punti, ma la riduzione è comunque di grandi proporzioni e dimostra quali possano essere gli effetti di un repentino cambiamento dell’habitat di questi animali.
Nello studio i ricercatori scrivono che la popolazione di pinguini “a Capo Denison potrebbe essere eliminata entro 20 anni, a meno che l’icerberg B09B non si sposti o che si rompa lo strato di ghiaccio che si è formato lungo la Baia”. Lo studio non esclude che ci possano essere state altre cause nella riduzione del numero di pinguini, ma spiega comunque che una colonia situata 8 chilometri a est della Baia – dove l’accesso al mare non è precluso dall’iceberg – sta prosperando, con un numero stabile di nuove nascite.

domenica 14 febbraio 2016

Alla scoperta delle onde gravitazionali.


onde-gravitazionaliIn due conferenze stampa in contemporanea organizzate a Washington, Stati Uniti, e a Cascina (Pisa), i ricercatori degli esperimenti LIGO (Stati Uniti) e VIRGO (Europa) hanno annunciato di avere rilevato e verificato l’esistenza delle “onde gravitazionali”, una scoperta fondamentale per la fisica e che probabilmente varrà il Nobel ai suoi autori. Ipotizzate per la prima volta da Albert Einstein un secolo fa e da tempo in attesa di una osservazione diretta, le onde gravitazionali hanno la capacità di allungare e restringere lo spazio-tempo man mano che si diffondono nell’Universo. Per decenni gli scienziati hanno cercato indizi di vario tipo per dimostrarne l’esistenza direttamente, ma finora i loro tentativi erano stati viziati da interferenze di vario tipo e dalla mancanza di strumentazioni sensibili a sufficienza.
LIGO ha identificato le onde gravitazionali utilizzando alcuni osservatori fatti a “L”, costituiti da tunnel lunghi 4 chilometri che possono rilevare minuscole variazioni nella misura dello spazio causate dal passaggio delle loro perturbazioni; VIRGO ha avuto un ruolo più marginale, ma ha elaborato parte dei dati raccolti dall’esperimento statunitense. I ricercatori dicono che le onde gravitazionali osservate sono state prodotte da due buchi neri di diametro di 150 chilometri circa e con 29 e 36 volte la massa del nostro Sole: giravano l’uno intorno all’altro in una spirale che li ha portati a fondersi creando un unico buco nero 62 volte più massivo del Sole, a 1,3 miliardi di anni luce da noi (la loro collisione è quindi avvenuta 1,3 miliardi di anni fa). La massa mancante pari a circa tre soli, insomma, si è trasformata in energia ed è diventata onda gravitazionale. A settembre del 2015, gli osservatori ne hanno rilevato il passaggio e questo è il “rumore” della collisione (chirp):
Ma ora lo rispieghiamo con calma.
Cosa sono le onde gravitazionali
Un’onda gravitazionale è una increspatura nello spazio-tempo, il concetto introdotto nella relatività generale da Albert Einstein per descrivere la struttura quadridimensionale dell’universo: lunghezza, larghezza, profondità e tempo. In pratica lo spazio-tempo è sia il palcoscenico sia il coprotagonista di tutte le cose che succedono nell’Universo. Per spiegare meglio il concetto di onde gravitazionali, i fisici di solito la prendono alla lontana partendo da un’analogia piuttosto efficace: immaginate che lo spazio sia un grande trampolino elastico, uno di quelli di gomma su cui si sprofonda mentre ci si cammina o salta sopra. Se si appoggia un oggetto con massa sulla sua superficie – una palla da bowling, per esempio – questo fa cedere e deformare il tappeto verso il basso, creando una specie di cono. Nell’universo avviene più o meno la stessa cosa: più un corpo celeste ha una massa grande, più lo spazio si incurva e si deforma.

deformazione-spazio
In un sistema solare, la stella intorno cui orbitano i pianeti è di solito l’oggetto più massiccio nei paraggi: la stella crea un’enorme deformazione dello spazio che ha intorno, e di conseguenza condiziona il movimento dei pianeti che le sono vicini. L’analogia del trampolino elastico aiuta anche in questo caso: se lanciate una biglia (un pianeta) vicino a una palla da bowling (la stella) poggiata su un trampolino di gomma, noterete che la pallina non si muoverà in linea retta, ma inizierà a girare intorno alla palla da bowling seguendo una traiettoria circolare nel cono della deformazione, come fosse in orbita (in questa analogia naturalmente la pallina prima o poi raggiunge la palla da bowling a causa della forza di gravità terrestre). Su una scala planetaria molto più grande, questo ci dice che i corpi celesti orbitano intorno ad altri corpi per via della deformazione, cioè della curvatura, dello spazio.
Increspature
La biglia si muove lungo la sua orbita circolare e la sua velocità cambia direzione e intensità: accelera e produce un’increspatura variabile nel tappetino a mano a mano che lo percorre. Qualcosa di analogo avviene quando è un corpo celeste ad accelerare: crea delle deformazioni dello spazio, cioè delle onde gravitazionali. Tutti i corpi con massa (o energia) contribuiscono a creare le increspature nello spazio-tempo, ma sono infinitesimali perché la gravità non è una forza molto intensa se paragonata alle altre forze dell’Universo. Il problema è che anche un’onda molto grande causa effetti molto difficili da rilevare. Solo i corpi celesti molto massicci (ma proprio tantissimo) producono onde gravitazionali tali da potere essere rilevate e studiate dai ricercatori. Ma riuscire comunque a identificarle, e quindi a confermare nella pratica la teoria, era stato finora impossibile a causa di diverse altre complicazioni.

onde-gravitazionali
Un’increspatura comporta una contrazione o una dilatazione dello spazio, ma siccome facciamo parte dello stesso spazio ci è impossibile notarla direttamente perché noi stessi siamo coinvolti nelle dilatazioni e nei restringimenti. Per aggirare il problema, i fisici fanno ricorso a una costante: la velocità della luce. Siccome la sua velocità è sempre uguale, possiamo sapere quanto tempo impiega la luce a spostarsi da un punto a un altro. Se il tempo di viaggio aumenta, vuol dire che l’onda gravitazionale ha portato a una dilatazione dello spazio, mentre se diminuisce vuol dire che lo spazio si è ristretto, e che quindi la luce ha dovuto percorrere una distanza inferiore per arrivare a destinazione.
LIGO e VIRGO
Il Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory (LIGO) sfrutta questo principio per rilevare le onde gravitazionali, con due osservatori negli Stati Uniti (uno in Louisiana e uno nello stato di Washington) costituiti da un grande tunnel vuoto a forma di “L” lungo 4 chilometri per lato. A ogni estremità ci sono degli specchi sospesi: valutando il tempo impiegato dalla luce laser per percorrere il tunnel si può identificare un loro minimo movimento, causato proprio dalle onde gravitazionali.VIRGO, un altro rilevatore che si trova a Cascina (Pisa), è praticamente uguale a LIGO, ma con dimensioni più ridotte e serve sempre per identificare le onde gravitazionali. Quindi: durante gli esperimenti, è stata riscontrata una variazione del tempo impiegato dalla luce per coprire la distanza all’interno del tunnel: distanza che i ricercatori si spiegano con la deformazione dello spazio-tempo causata dalle onde gravitazionali generate dai due buchi neri.

virgo
Difficoltà e interferenze
Il problema con cui i fisici fanno i conti da anni è l’estrema difficoltà nell’effettuare misurazioni precise per rilevare un’onda gravitazionale. Le variazioni di distanza sono infinitesimali e, per farsi un’idea, sarebbe come valutare se una rotaia lunga mille miliardi di miliardi di metri si sia accorciata o espansa di 5 millimetri. Se un’onda gravitazionale di notevole portata attraversasse la Terra, per esempio, farebbe restringere e allargare il diametro del nostro pianeta di appena 10 nanometri (dieci miliardesimi di metro), se non di meno. I ricercatori devono quindi confrontare le ondulazioni misurate con i loro esperimenti con quelle che secondo la teoria fatta di complesse equazioni si dovrebbero produrre in presenza di onde gravitazionali. Per farlo è necessario conoscere il rumore di fondo e le interferenze, presenti anche nel più raffinato degli strumenti, per poterne fare la tara ed escluderli dai calcoli, cosa che finora ha complicato moltissimo le ricerche e indotto i loro responsabili a essere estremamente cauti nell’annunciare di avere rilevato o meno un’onda gravitazionale. Nel 2014 furono annunciati importanti progressi, ma ulteriori verifiche smontarono l’ipotesi di avere effettivamente registrato increspature di qualche tipo.

A cosa serve la scoperta
L’identificazione nella pratica delle onde gravitazionali non è solo un’importante conferma delle teorie di Einstein: è la via per poterle attuare e sfruttare ai fini di ricerca in una situazione nuova e finalmente completa. Gli astrofisici avranno a disposizione nuovi sistemi per studiare l’Universo, analizzando le onde gravitazionali oltre a quelle elettromagnetiche già studiate da tempo. Ed è forse questo uno degli aspetti più interessanti per la pratica: ogni volta che abbiamo trovato nuovi strumenti e modi per osservare l’Universo, abbiamo scoperto cose che nemmeno immaginavamo.  In un certo senso, è come passare dalla semplice osservazione degli animali allo zoo a quella nel loro habitat in libertà. Le evidenze portate da LIGO e VIRGO confermano inoltre che la fisica di Newton, quella che si studia a scuola, è solo un’approssimazione di quella di Einstein, e che è valida solo per corpi con velocità piccole e campi gravitazionali da loro creati deboli.

E. Menietti, Abbiamo trovato le onde gravitazionali, "Il post", 11-02-16.

lunedì 8 febbraio 2016

Bestiario ideologico. L'abolizione del voto di condotta.

“Basta con il voto in condotta, va abolito”. A lanciare la proposta, destinata ad aprire un nuovo dibattito nel mondo della scuola, è l’onorevole Milena Santerini, ex “Montiana”, ora del gruppo “Democrazia solidale”. Da settimane la deputata sta lavorando ad un disegno di legge che ben presto sarà depositato alla Camera. L’obiettivo della Santerini è chiaro: contrastare il più possibile la dispersione scolastica alla scuola secondaria superiore e ridare legittimità all’educazione alla cittadinanza”. Così l’incipit dell’articolo di Alex Cortazzoli sul “Fatto Quotidiano” del 1° febbraio.

Com’è noto, il voto di condotta può influire in due modi sulla valutazione finale. Influisce sull’ammissione all’esame di Stato se va da 6 a 10, ma pochissimo, perché fa media con molte materie. L’obbiettivo principale di Milena Santerini è però il secondo modo, il 5 in condotta finale con il quale si ripete l’anno. Infatti afferma con sicurezza: “Non si capisce perché un giovane che ha un otto in matematica debba ripetere l’anno se ha l’insufficienza in condotta. Di fronte a dei comportamenti scorretti, dobbiamo trovare altre soluzioni, delle punizioni esemplari, dei percorsi di volontariato, ma non possiamo penalizzare con la bocciatura un ragazzo”.
La deputata di “Democrazia solidale”, tra l’altro docente di pedagogia all’università Cattolica di Milano, dimostra di conoscere poco il mondo della scuola; infatti in quasi tutti i casi di bocciatura l’insufficienza in condotta si accompagna a numerose e gravi insufficienze nelle materie. Ma anche se ci fossero casi di studenti virtuosi nello studio, responsabili però di comportamenti molto gravi, la loro mancanza di rispetto delle regole a maggior ragione dovrebbe pesare nel giudizio finale per l’esempio negativo che darebbero ai loro compagni. E comunque, quanti sono stati finora i casi di ripetenza per via del comportamento? La Santerini non ce lo dice, ma c’è da scommettere che siano una percentuale minima. È quindi assurdo pensare di combattere l’insuccesso scolastico “depenalizzando” il 5 in condotta.
Si tratta, allora, del buonismo tipico di buona parte dei pedagogisti, i quali ritengono che per far crescere la società italiana occorra creare un senso di cittadinanza, integrare le nuove generazioni, far dialogare le culture e mettere al centro del rapporto didattico gli allievi, ma poco parlano di una scuola esigente sul piano dell’apprendimento e del comportamento, svalutando così fortemente il ruolo dei docenti.
Infatti si affida alla scuola la funzione di formare l'uomo e il cittadino (possibilmente del mondo, non del proprio Paese, nei confronti del quale si è solo dei rivendicatori di diritti, liberi da ogni dovere), ma a questo scopo un voto di condotta che abbia delle conseguenze viene considerata una forma arcaica di controllo sugli individui e un’illegittima interferenza sulla valutazione del profitto. Invece la disciplina scolastica e il relativo voto di condotta non solo servono a educare alla convivenza civile, ma sono parte essenziale della formazione degli allievi e non una limitazione della loro personalità. Gli studenti sono ragazzi che crescono, che scoprono se stessi, che si misurano con gli altri e così conquistano il principio di realtà.
Ma il voto di condotta serve in modo particolare allo studente socialmente e culturalmente svantaggiato, tendenzialmente dropout, che non è certo il buon selvaggio guastato dalla società di cui parla Rousseau. È spesso un ragazzo cresciuto in un mondo senza regole, dove è frequente la prevaricazione, e ha bisogno più di altri di appoggiarsi alle certezze delle regole di una scuola in cui vige il principio di autorità e quello della responsabilità personale. Senza di che resterebbe confinato anche da adulto nel mondo di marginalità da cui proviene; e di questo dovrebbe ringraziare proprio il buonismo dei “progressisti” e dei pedagogisti.