Come spiega il professor John Csernansky, uno degli autori dello studio, «dal nostro studio emerge che la cannabis è in grado di danneggiare selettivamente quelle aree cerebrali deputate alla memoria a lungo termine che utilizziamo ogni giorno per risolvere i problemi più semplici». In particolare il danno riguarda l’ippocampo, una porzione del cervello fondamentale sia per l’orientamento spaziale sia per la memoria. Per arrivare al risultato gli scienziati della Northwestern University hanno sottoposto ad alcuni test cognitivi e a risonanza magnetica un gruppo di ex-forti consumatori di cannabis. Ragazzi che in età scolare hanno fumato almeno una volta al giorno per tre anni. I dati sono stati poi confrontati con quelli di persone che non avevano mai fatto uso di marijuana.
Dalle analisi è emerso che il gruppo di fumatori, a distanza di due anni dopo aver smesso con il consumo di canne, aveva performance cognitive ridotte di quasi il 20% rispetto al secondo gruppo. Non solo, dalle immagini ottenute tramite risonanza sono emerse chiaramente alterazioni strutturali a livelli dell’ippocampo. Un dato, quest’ultimo, che secondo gli autori della ricerca è strettamente correlato alla minor capacità di ricordare.
Inoltre i ricercatori hanno riscontrato che in alcuni casi di schizofrenia l’utilizzo della cannabis ha ridotto le performance cognitive di oltre il 26% rispetto ai pazienti affetti dalla malattia che non hanno mai fumato. Dati importanti da tenere ben presenti se si considera che negli Stati Uniti, dove è stata effettuata l’indagine, 24 stati hanno legalizzato la marijuana per uso medico e 4 per utilizzo “ricreativo”.
Daniele Banfi, Ti fai le canne? Da grande avrai meno memoria, La Stampa, 16/03/15.
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