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domenica 12 aprile 2015

Viaggio della memoria 2015: un'esperienza unica.

di Frederyc Montesano 

Prima di partire per la Polonia e visitare i campi di concentramento, ho letto diversi libri sull’argomento e sulla seconda guerra mondiale.  

Ho potuto vedere Primo Levi, svolgere il suo esame di chimica vicino la fabbrica di Buma, dove gli era stata strappata la fede in Dio e torturata l’anima per mesi e mesi
Ho potuto sentire (sempre tramite questi libri) il padre di Elie gridare moribondo il nome di suo figlio e questi non poteva far altro che guardare mentre un ufficiale lo colpiva a morte.
Tutto questo sicuramente mi ha aiutato a comprendere almeno una minima parte di quella che doveva essere la “vita” nei campi.

Appena arrivati a Cracovia abbiamo visitato la Sinagoga e il quartiere Casimiro (ebraico). La sinagoga è stata ricavata da una vecchia stalla in disuso, ne avevo visitata una quando ero piccolo e non ne ricordo molto, visitarla è stato…  quasi incoraggiante, per il fatto che alla fine il bene abbia trionfato dopo quegli anni di nera follia. La sua porta alta e importante, l’aria solenne, il nome di Dio scritto in ebraico a primeggiare su ogni cosa, lasciavano sperare nella quiete dopo il passaggio della tempesta. Cose sconcertanti si possono vedere ancora oggi per le  vie del posto. Il muro fatto dai tedeschi per dividere il quartiere è stato realizzato imitando la forma tradizionale delle lapidi, un altro caso di gratuita crudeltà da parte dei nazisti.  Nel quartiere è stato girato il famoso film “The Schindlers’s list”.  Questo è stato reso possibile anche dal fatto che l’urbanistica delle case è rimasta quella di un tempo, oltre al fatto della fedeltà di quei luoghi nel trattare l’argomento. Abbiamo potuto vedere nella Piazza centrale, un memoriale dove al tempo della guerra c’era una famosa farmacia in cui il farmacista nei tempi della deportazione offriva rifugio agli ebrei, per poi farli nascondere tra le famiglie di contadini.                            

In questa farmacia è passato anche il famoso regista Szpilman Wladyslaw, famosissimo per il suo film, “Il pianista”, inoltre, la piazza è tutta adornata con statue raffiguranti delle sedie,  rendendo omaggio a dei bambini ritratti in una vecchia foto, nell’atto di portare delle seggiole scolastiche fuori della scuola, poiché non potevano più studiare assieme agli altri bambini a causa delle questioni razziali. Dopo aver visto e ascoltato la guida che spiegava queste cose siamo tornati in albergo.

La notte antecedente la mia visita ai campi alloggiavo in un albergo di Cracovia e nel sonno fui vittima di in un incubo agghiacciante, da cui mi svegliai fradicio di sudore e che mi lasciò attonito per buona parte della mattinata.
Cercherò di riassumerlo brevemente: mi trovavo a correre scalzo e a petto nudo su di una discesa non lontana da casa mia. Il peggio sta nel fatto che, sull’asfalto, per tutta la strada c’era come un tappeto di vetri acuminati e io ci correvo sopra! arrivato ad un certo punto di questa discesa mi sono dovuto fermare, perché avevo le piante dei piedi completamente consumate e sanguinolente, ma nel sogno non davo molto peso a questo quanto al fatto di non poter proseguire la corsa.

Sveglia alle 5: 40. 

In piedi alle 6 :30 e, dopo una doccia veloce, colazione con i miei compagni di camera, Jei e Gianluca; poi tutti salimmo sul pullman, eravamo più di 400 persone organizzate su diversi pullman. Ricordo il silenzio dei pensieri delle persone, che aumentava tanto più ci avvicinavamo col mezzo a Birkenau, dove solo settant’anni prima furono assassinate più di un milione di persone. La sola vista di quell’edificio, si presentò in me cosi scomoda che sentii da subito il desiderio di voltare lo sguardo altrove e correre via lontano da quel mostro.

All’interno del campo, una volta passati con la guida sotto l’ arco d’ingresso da cui si levava non troppo alta una specie di guardiola piena di finestre, ritrovai un po’ di pace, forse per via della natura intorno, degli alberi, non so, forse mi ero talmente preparato al peggio che fui rincuorato già dal fatto d’essere ancora vivo.

Cercherò di ripetere con la massima fedeltà i racconti dei testimoni che ci hanno accompagnati in questa sorta di inferno che è stato Auschwitz .
I loro nomi sono: Sami Modiano, Piero Terracina e due sorelle, Tatiana e Andra Bucci.
Poi c’era anche la moglie di un altro sopravvissuto alla Shoah  e morto di recente, di cui però, spero mi perdoni, non ricordo il nome.
Questi uomini e donne, sopravvissuti di ieri, sono stati per noi in quel giorno come degli eroi, per il coraggio che hanno dimostrato nel raccontare alcuni episodi terrificanti, che farebbero asciugare la lingua persino all’oratore più preparato.

Ricordo la testimonianza del viaggio del sign. Modiano, che era stato deportato da Rodi, quando la guerra stava ormai per finire. I tedeschi all’epoca facevano, una propaganda fuorviante dei campi di concentramento, ovvero li presentavano come dei posti dove si andava per lavorare e dove i bambini potevano giocare insieme e cose del genere. Sami Modiano aveva tredici anni quando fu caricato su un vagone per il bestiame, ha detto che da come vennero trattati in quell’eterno viaggio da Rodi sino alla Polonia, capì ben presto che non ci si poteva aspettare nulla di buono neanche all’arrivo. Venivano trattati  peggio che animali, erano moltissimi su quel vagone, ora non ricordo i numeri, ma forse è meglio cosi, spesso quando si parla di numeri ci si dimentica delle persone dietro di essi. Gli venivano dati quattro secchi d’acqua al giorno ed un bidone vuoto, per vagone,  i convogli venivano lasciati per ore sotto il sole cocente della calda stagione. Molti morirono di stenti durante il viaggio, altri arrivarono ad Auschwitz già privi di dignità.

Dignità, la prima veste dell’anima. Da questa parola, dignità, mi allaccio ad un’altra testimonianza, stavolta del sign. Terracina:
- Fummo  presi in casa mentre festeggiavamo la pasqua ebraica, vennero in casa alcune S.S. con le armi spianate, ci diedero venti minuti per fare i bagagli, specificarono di prendere anche gli oggetti di valore perché nel luogo dove andavamo ci sarebbero sicuramente serviti.  Ci portarono al carcere di Regina Coeli, immaginate per delle persone cosi innocenti come potevano essere questi, padre e figlio, presi dal loro ambiente famigliare e trascinati in galera.
- Mi fecero entrare per la schedatura; la guardia fascista che avevo davanti mi faceva domande come l’età, la razza, colore degli occhi e via discorrendo, poi mi fecero le foto, per ultima cosa mi disse di mettere il dito su di un tampone intriso d’inchiostro e di rilasciare la mia impronta sulla scheda, indicandomi il punto preciso. Rimasi immobile come attonito, lui senza dar troppo peso a quella che poteva essere una mia risposta di disappunto, mi prese il dito e fece per me quel gesto che a me riusciva cosi difficile perché sapevo che quel gesto, quell’inchiostro, divideva le persone “normali” dai criminali. Uscii da quella stanza sconvolto, asciugandomi le lacrime. Mio padre se ne accorse e mi disse che qualunque cosa sarebbe successa di lì in avanti avrei dovuto conservare sempre la dignità.
Ma come si può conservare la propria dignità quando giunto il tuo turno dopo la fila per il rancio, ti ritrovi a guardare negli occhi il tuo carnefice sperando dentro di te che raschi un poco il fondo della pentola col mestolo in modo da poter mangiare qualcosa di più sostanzioso .

Le sorelle Bucci hanno raccontato di essere sopravvissute, perché furono scambiate per delle gemelle, a quei tempi c’era un dottore nazista, Josef Mengele  che ne era ossessionato e adoperava questi malcapitati peri suoi esperimenti, una aveva 6 Annie l’altra solo 4;  sono state separate dalla madre appena arrivate al campo. I loro ricordi vista la giovane età forse fortunatamente per loro sono sbiaditi e frammentati una cosa che hanno ricordato è che la sera giocavano con i cadaveri, che immagine terribile è questa, due bambine chine vicino ad un morto senza paura.
Lì si viveva la morte ogni minuto

Il museo di Auschwitz è scioccante, si incentra tutto sulla quantità di oggetti personali dei deportati: valige, occhiali, scarpe, migliaia e migliaia di pezzi a ricordare di quanto l’umanità è stata in grado di mancare a se stessa . Non potrò mai dimenticare la montagna di capelli, in quella sala sembrava di non essere più in questo mondo poiché cose di un mondo altro ci venivano mostrate in quel momento, tra noi occhi lucidi e sguardi attoniti, e quasi la voglia di non essere presenti li, in quell’istante.

Il giorno seguente abbiamo visitato la città di Cracovia e tra chiese e monumenti abbiamo visitato il museo dove è custodito un quadro di Leonardo Da Vinci,“La dama con l’ermellino”, vedendolo ho provato un’emozione… una di quelle cose che non si riescono a descrivere, lo dirò come forse lo direbbe un bambino: dopo tante cose brutte ho visto una cosa bella. Questo può sembrare un pensiero quasi banale, ma vi assicuro che vedere tanta bellezza e amore  in mezzo metro quadrato in rapporto alla smisurata dimensione dei campi di concentramento, mi ha lasciato nel cuore un immenso sentimento di speranza verso l’uomo. Perché quest’ultimo  purtroppo avvolte scende nei meandri dell’odio e della vergogna, ma è capace anche di innalzarsi alla magnificenza divina che ho ritrovato in quel quadro.

La spiegazione che ho saputo darmi rispetto all’esistenza di tutto questo odio, che ha  causato  la morte di tante persone è che tutto ciò che esiste merita di esserci per  il fatto stesso  che c’è altrimenti non esisterebbe. Tuttavia il mio cuore non contento cerca di dare lui una risposta e credo di poterla interpretare in questo modo. Auschwitz serve a metterci in guardia verso ciò che è stato perché non si ripeta, l’insegnamento che ne ho tratto è che bisogna fare attenzione alle nostre idee perché tutto è partito da l’idea di una persona frustrata che si è identificata in quell’idea e ne ha fatto la sua crociata.       

Auschwitz ci obbliga a guardarci dentro e vedere quella parte di noi che non conosciamo, quella che dice sì davanti ad un’autorità anche non credendo a quel sì. Questo spesso lo facciamo con cose di poco conto ma potrebbe capitare che  quel sì, passando come innocuo, provochi danno a qualcuno, questo spesso accade negli ambienti malavitosi, nella corruzione ed è ciò che è accaduto nella seconda guerra mondiale. L’obiezione di coscienza: questo è l’insegnamento che Auschwitz mi ha dato.

Qui  le foto che ho scattato durante il viaggio.

5 commenti:

  1. Splendido, mi ha molto commosso.

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  2. Complimenti Fre, molto bello. Io non sono mai stato in questi luoghi quindi posso solo immaginare le sensazioni che si possono provare, ma da ogni tua parola si percepiscono tutte quelle emozioni, forti ma anche contrastanti, che hai avuto in questo tuo viaggio. Anche io credo che tutte le esperienze, belle o brutte che siano, servano e parlino personalmente ad ognuno di noi. Forse fatti così angoscianti e crudeli come questo, servono proprio a farci comprendere dove ci portano l'odio e la violenza, ma ugualmente che l'uomo malgrado questo, è capace anche di compiere capolavori, come quello di Leonardo da Vinci.

    Lorenzo Di Simone 3N^

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  3. Devo senz'altro fare i complimenti al ragazzo che ha scritto questa sorta di descrizione di tutto cio che si è presentato davanti ai suoi occhi durante il viaggio della memoria. Io credo che nessuna persona sarebbe in grado di non provare emozioni, sicuramente di disprezzo verso cio che ha potuto creare la sola mente di uno squilibrato, ma ci sarebbr da dirgliene molte altre, come Hitler. Può davvero essere cosi grande la crudeltà di un uomo? Penso che questa è una delle cose piu gravi che sia potuta succedere nel corso del tempo. È orribile sentir parlare di persone trattate come animali nel senso più squallido che si possa intendere.
    Il ragazzo mi ha portato a riflettere e non sono riuscito a staccarmi dalla lettura nemmeno per un minuto, vedevo le immagini davanti a me, ho immaginato tutto come lui lo ha descritto e penso che come lui sarei stato molto provato nel vedere tale scempio.

    Stefano Segatori V AS

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  5. Quello che hanno passato gli ebrei è stato terribile,non dobbiamo mai dimenticare ciò che è successo, e questo per evitare che accada ancora.Purtroppo però sembra inutile ricordare,perchè di orrori se ne commettono comunque,mi riferisco all' ISIS, alla guerra tra Israele e Palestina,ecc.Complimenti all'autore del post,da quello che ho capito è uno studente della nostra scuola,anche se non lo conosco, è veramente ben scritto e illustrato anche se in un luogo che purtroppo riporta alla mente uno degli episodi più tragici della storia.
    Simone Atzu 3Ns

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