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lunedì 7 marzo 2016

Elezioni presidenziali USA. Michael Bloomberg decide di non candidarsi.


Michael Bloomberg
Michael Bloomberg
Michael Bloomberg non scenderà in campo come candidato indipendente nelle elezioni presidenziali americane. L'ex sindaco di New York, miliardario e fondatore dell'omonimo impero dell'informazione finanziaria ha pubblicato un editoriale sul suo sito di commenti, Bloomberg View, dal titolo significativo: “La responsabilità che non mi prenderò”. Quella responsabilità è che una sua candidatura indipendente possa in qualche modo dividere il voto moderato e facilitare una elezione di Donald Trump, l'attuale frontrunner alla nomination repubblicana, alla Casa Bianca. Bloomberg, nonostante le difficoltà che un  un indipendente avrebbe incontrato nel vincere le elezioni, aveva considerato per mesi una candidatura, commissionando sondaggi e indicando che sarebbe sceso in campo soprattutto qualora i due partiti, il repubblicano e il democratico, avessero scelto candidati estremi quali Trump e il socialdemocratico Bernie Sanders. Ora, con Trump in vantaggio e Ted Cruz alle sue spalle tra i repubblicani ma Hillary Clinton indirizzata a vincere la nomination democratica, l'ex sindaco che aveva promesso una decisione entro marzo ha rotto gli indugi ritirando le proprie avance e scagliandosi piuttosto in un duro j'accuse del del controverso costruttore e personalità televisiva a sua volta di New York.

Bloomberg accusa Trump di aver condotto “la campagna più demagogica che si ricordi, facendo leva sui pregiudizi e sulle paure della gente”. Denuncia le idee di Trump di vietare l'ingresso ai musulmani nel Paese, di scatenare guerre commerciali contro la Cina e contro il Giappone. E non ultimo afferma di essere profondamente turbato dalla sua “pretesa ignoranza di David Duke”, il noto ex leader razzista e del Ku Klux Klan che Trump ha finto di non conoscere evitando di prendere subito e pubblicamente le distanze dall'appoggio che Duke gli aveva offerto. L'ex sindaco di New York sostiene che questi atteggiamenti “ci “ci dividerebbero come Paese e comprometterebbero la nostra leadership morale nel mondo”, con il risultato di “rafforzare i nostri nemici, minacciare la sicurezza dei nostri alleati e mettere a repentaglio la sicurezza di nostri uomini e donne in uniforme”. L'ex sindaco, se prende di mira Trump, non ha tenere parole neppure per Cruz, esponente della destra conservatrice e ultra-religiosa oggi emerso come principale sfidante interno repubblicano che a sua volta condanna: “Così com'è oggi la campagna _ afferma _ una mia candidatura potrebbe portare all'elezione di Trump o di Cruz. In tutta coscienza è un rischio che non posso correre".

Bloomberg, 74 anni, a dimostrazione della serietà dei preparativi per quella che probabilmente è stata la sua ultima occasione per cercare la presidenza degli Stati Uniti aveva condotto sondaggi in almeno 22 stati, ingaggiato decine di consulenti e consiglieri politici, preparato campagne pubblicitarie e aperto uffici elettorali in due stati, Texas e North Carolina. Aveva anche contattato l'ammiraglio in pensione Michael Mullen, ex capo degli Stati Maggiori riuniti delle forze armate, per la possibile creazione assieme di un ticket presidenziale.  

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