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mercoledì 10 settembre 2014

Per la gloria di chi ?


Barzelletta russa: si incontrano Putin e Obama. Il presidente russo chiede a quello americano: “Sai cosa devi fare se vedi un televisore che vola di notte?” Obama non lo sa. Risposta: “Devi sparare, è un negro che ti sta fregando il televisore”. La barzelletta circola sotto forma di vignetta digitale sui social-network russi. 
Navigando tra i 331 post su VKontakte di Anton Tumanov, Antonio Delle Nebbie potremmo tradurre, il soldato russo caduto in Ucraina la cui storia è emersa negli ultimi giorni, viene fuori un'immagine leggermente diversa rispetto a quella del ragazzino sorridente che abbraccia la fidanzatina 17enne, Nastja, diminutivo di Anastasia. Niente di sconvolgente, sia chiaro, ma solo il comune autoritratto online di teenager russo, che come tanti connazionali non va troppo per il sottile con il politicamente corretto, nonostante il retaggio sovietico della družba narodov. Del resto Anton Tumanov è nato nell'ottobre del '93, quando l'Urss si era dissolta da un paio di anni.

Il profilo di Anton su VKontakte è pubblico, non mi sento quindi un macabro voyeur a curiosare nella sua vita, non sono post riservati agli amici: si cerca di capire cosa passa per la testa degli altri. Sono pubbliche anche le foto che lo ritraggono in mimetica a servizio di leva e poi durante l'addestramento recente, finalizzato alla missione in Ucraina. La sua storia ha colpito il pubblico perché la madre ha raccontato dei sospetti che lo mandassero a combattere nella Novorossija, come i ribelli chiamano l'Ucraina dell'Est e l'autoproclamata repubblica. Ha raccontato delle rassicurazioni del figlio, ma soprattutto dei moventi che lo hanno spinto a combattere. Cioè la mancanza di un lavoro. Come tanti giovani della provincia russa Anton si è trovato con le spalle al muro. Ha tentato di andare nella ricca Mosca per cercarsi un lavoro, ma senza successo – è ancora in vigore in Russia il passaporto interno e in teoria non si può spostare la residenza come si vuole -, quindi si è arruolato per mancanza di alternative. Con altri 1200 commilitoni è entrato in Ucraina, dopo avere tolto ogni segno di riconoscimento, consegnato il cellulare e così via. La colonna è stata bombardata dagli ucraini e Anton è morto per le ferite di una granata alle parte inferiore del corpo e il relativo dissanguamento, insieme ad un altro centinaio di compagni.
Le foto che lo ritraggono insieme ai commilitoni sono foto di ragazzini innocui, non di corpi speciali, quasi gracili. E del resto l'esercito russo, l'ex Armata Rossa, soprannominato “Armata Rotta” nel periodo di crisi finanziaria posto-sovietico, sta cercando di rimodernarsi per passare a una forza di professionisti ben addestrati e ben pagati. Ma il programma richiede anni. Intanto può far comodo anche un po' di “pušennyj mjaso”, di carne da cannone. Ragazzi con non troppi muscoli attaccati alle ossa che hanno donato alla patria, più per la speranza di una vita normale, paradossalmente, che per voglia di avventura o spirito nazionalista. Non che manchi uno sciovinismo, fisiologico tra i ventenni russi soprattutto in un momento in cui la propaganda è forte e la posta in gioco è salita parecchio. Tra i post di Anton non mancano le vignette su Vitalyj Kličko, il pugile ucraino diventato sindaco di Kiev, che sono un po' come quelle di Totti. In una dice: sono nato oggi, per questo è il mio compleanno. C'è poi una mappa della presenza militare americana nel mondo. Una vignetta con la mappa della Crimea e una innocua frase di sfottimento nei confronti degli ucraini che l'hanno persa. Niente di trascendentale. C'è pure un Putin che sculaccia Janukovič. O che dice: “È stato Janukovič a dirmi di invadere l'Ucraina, ma sono stato io a dirgli di dirmelo”.
Non è certo il ritratto di un esaltato ma quello di un normale ventenne russo. Una vignetta mostra un ragazzino con una bottiglia di birra in mano in mezzo alla neve e dice: “Non sei stato bambino se non hai bevuto birra a sette anni”. In un'altra ci sono due giovani abbracciati e la scritta: “Amore è annusare il profumo di vodka nei suoi capelli”. Ce ne sono altre ancora dove il mondo appare in due vesti, grigio e orribile, e più colorato. Quest'ultima versione deriva sempre dall'assunzione di vodka o da qualche tiro di erba. C'è anche la foto di un pitbull – o un cane simile a quello di Anton – che dorme con un neonato e la domanda se sia da temere una bestiolina così. Ci sono molte foto del cane di Anton, col pelo corto, la muscolatura evidente, in mezzo alla neve.
La profonda provincia russa non è Mosca o San Pietroburgo, ma una terra ben più povera e marginale dove forse per vedere la steppa meno grigia bisogna buttar giù un goccio. In una vignetta si mostra la realtà dell'esercito russo: da un lato militari super armati che scendono da un elicottero e dall'altro soldatini che tolgono il fango da una pozzanghera in una strada sconnessa. A quell'immagine bisogna cambiare la seconda immagine, li hanno mandati a combattere. Anton mostra l'addestramento, prima di entrare in Ucraina, mentre confeziona una bomba, e da lontano poi fotografa l'esplosione, la colonna di fumo che si leva in mezzo al nulla. Con la madre e la fidanzata si lamentava della paga che non era ancora arrivata, del cibo scarso, degli alloggi di fortuna, si faceva mandare soldi da casa. Alla fidanzata Anton Tumanov ha detto che dovevano privarsi di ogni segno di riconoscimento e spacciarsi per separatisti, prima di entrare in Ucraina. Che potevano rifiutarsi di sconfinare ma ormai erano lì e comunque erano sottoposti a pressioni psicologiche. La madre dice che se incontrasse Putin gli chiederebbe se è stato lui a dare l'ordine di entrare in Ucraina. Più in là, politicamente parlando non si spinge la sua disperazione. Gli ucraini accusano i russi di tutto, nelle vignette pubblicate da Anton. Accusano persino Putin di avere ucciso il Mar Morto. Quest'ironia oggi suona diversa da quando Anton ha pubblicato il post e cioè solo qualche mese fa.

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