Gira sul web una vignetta del disegnatore Emmanuel Chaunu che illustra in modo ironico – ma efficace - come siano cambiate le relazioni nella scuola. Due scene: nella prima, datata 1969, i genitori strigliano il figlio, terrorizzato, davanti all’insegnante che sogghigna; nella seconda, anno 2009, la scena è analoga, ma è l’allievo che gongola mentre i genitori si scagliano contro l’insegnante. I tempi cambiano e, per molti, peggiorano. Ma, vista dagli studenti, l’ironia sulla presunta degenerazione dei costumi si presta a un’altra lettura.
«La fiducia nell’istituzione scolastica è andata calando, e se prima si credeva senza il beneficio del dubbio negli insegnanti, ora si è molto diffidenti»: ad affermarlo è Alex Menietti, che sedeva sui banchi fino a pochi anni fa e ora è autore di un libro scaricabile gratuitamente on line, «I diritti degli studenti della scuola superiore». E’ una guida che spiega e analizza i regolamenti, gli statuti, e le leggi con cui, sempre più spesso, è intervenuto lo Stato a mettere ordine in una realtà fatta di relazioni sempre più complesse. E anche per questo il volume è firmato con la giurista Elena Lauretti, esperta di diritto scolastico, con una prefazione a cura del professore Luca Piergiovanni, autore del progetto di podcast educativi Chocolat 3b - premiato con la medaglia d’argento del Presidente della Repubblica.
Autotutela?
Alex, 26 anni, nel 2004 era rappresentante degli studenti all’istituto per geometri Cena di Ivrea (To). Il suo nome finì nelle cronache nazionali perché difese una quarantina di ragazzi che rivendicava il diritto ad avere il crocifisso in classe, sfidando l’insegnante di italiano che l’aveva staccato dalla parete. Da quella prima battaglia, non ha mai smesso di occuparsi di diritti e doveri degli studenti, nemmeno dopo le superiori, quando ha iniziato a collaborare con il sitowww.skuola.net offrendo consulenza agli ex colleghi.
Nessun dubbio che il giovane Alex sia animato da senso di giustizia e autentica passione civile; viene semmai da chiedersi se lo siano anche gli studenti che a lui si rivolgono. Davvero sono sempre più informati sui loro diritti solo per autotutela? Questa nuova consapevolezza non nasce forse anche dalla ricerca di un’arma in più per la caccia ad alibi e scorciatoie? Menietti assicura il contrario: «I ragazzi che si interessano di diritti sono quasi sempre gli studenti più volenterosi e impegnati». Ma la migliore testimonianza sull’esigenza reale a cui il testo risponde arriva dalla domanda più frequente che Menietti si sente rivolgere: il contributo scolastico (la sovrattassa che quasi tutti i licei applicano agli studenti a inizio anno, soprattutto per finanziare le attività aggiuntive) è obbligatorio? «Non è obbligatorio - spiega Menietti - si tratta di una donazione liberale, diversa dalla tassa di iscrizione, il ministero lo ha già ribadito con due circolari. Nonostante questo, c’è chi continua a esigerlo come tassa: l’ultimo caso che mi è stato segnalato riguarda una scuola in Toscana dove il preside non consente di andare in gita scolastica agli studenti che non l’hanno versato. A Monza, era successo che a due ragazzi non volessero mostrare i voti in pagella finché non avessero pagato il contributo».
Leggende scolastiche
Non mancano risposte a questioni più pratiche su cui circolano strane leggende: no, ahimè, nessuna legge prevede che una verifica in cui tutta la classe ha avuto l’insufficienza possa essere annullata e ripetuta. Il libro non si ferma alle questioni di diritto ma fornisce strumenti perché la classe studentesca sia meno credulona e manipolabile, più «sgamata», come direbbero i ragazzi: un prezioso capitolo sulle bufale on line insegna a riconoscerle e smascherarle prima di indire manifestazioni e occupazioni: l’ex ministro dell’istruzione Gelmini non ha mai voluto abolire le vacanze scolastiche, né l’attuale ministro Giannini ha mai annunciato che abolirà l’educazione fisica.
E che cosa dice oggi la legge sul crocifisso, da cui è nato tutto il percorso che ha portato al libro? «L’ultima parola - spiega Menietti - l’ha detta nel 2011 la Corte Europea, che si è espressa a favore della “possibilità” di affissione del crocifisso, che “non esprime soltanto un significato religioso, ma anche identitario, [...], frutto e simbolo dell’evoluzione storica della comunità italiana”».
Paola Italiano, Anche per gli studenti c'è un codice dei diritti, "La Stampa", 5-01-15.
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