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domenica 16 novembre 2014

Anche la Cina scende in campo nella lotta contro Ebola.

Anche la Cina, dopo gli Stati Uniti, il Regno Unito ed altri paesi, hanno deciso di impegnarsi in modo diretto nella lotta contro Ebola, a conferma del fatto che l'epidemia è un'emergenza reale  e da non sottovalutare in alcun modo.
In Liberia è sbarcato il primo contingente di 160 specialisti  (epidemiologi, ingegneri, tecnici e infermieri),  assegnati ad una struttura sanitaria finanziata da Pechino.  Secondo quanto annunciato dalle autorità cinesi, a questo primo gruppo dovrebbero seguirne quanto prima altri, per un totale di un migliaio di unità addestrate ad affrontare la crisi.
Soltanto in Liberia le vittime del virus sono già più di 2.800, mentre negli altri due paesi maggiormente colpiti  (Guinea Conakry e Sierra Leone)  hanno superato quota 2.000. A oggi, negli otto paesi in cui l'epidemia si è manifestata con particolare virulenza, si sono registrati quasi 15.000 casi e più di 5.000 decessi.
Nel summit dei G20  appena conclusosi in Australia, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha rilanciato l'allarme  (già espresso più volte)  sulla gravità della situazione, chiedendo a tutti i paesi di impegnarsi al massimo per contrastare la diffusione del virus.
Sul fronte della ricerca scientifica, i test condotti dalla società di Pomezia Okairos, fondata da un gruppo di scienziati italiani, hanno ottenuto risultati incoraggianti, tanto da far ritenere possibile, già per il prossimo anno, la produzione su scala industriale del preparato.
Intanto, l'influenza aviaria, già nota da anni al grande pubblico, torna ad occupare le prime pagine dei giornali, con la recente scoperta di alcuni casi in un allevamento di Amsterdam.

















 












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