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mercoledì 5 novembre 2014

I soldati italiani nel mondo.

Dall’Afghanistan al Corno d’Africa, passando per Libano, Kosovo, Kuwait. Senza contare l’impegno nel Mediterraneo e gli sforzi per stabilizzare la vicina Libia, dove dalla caduta di Gheddafi si fronteggiano milizie rivali (con la Cirenaica proclamata “Emirato di Barqa” e dominata dalla branca locale di Al Qaeda). In occasione della Giornata delle Forze armate, lo Stato Maggiore della Difesa fa il punto sulle operazioni italiane nel mondo. “Il contributo maggiore – dicono fonti dell’Ufficio stampa – lo diamo ancora in Libano, Kosovo e Afghanistan, dove il numero di soldati è superiore alle 500 unità, ma nuove e più pericolose minacce (prima fra tutte il terrorismo islamico) vedono gli uomini e le donne delle Forze Armate presenti in molte aree, come Medio Oriente, Corno d’Africa, Repubblica Centrafricana (territori in cui i nostri militari contribuiscono a ricostruire le forze di sicurezza locali) e, ovviamente, in Libia, un Paese di grande importanza per noi italiani, vista la vicinanza e i rapporti economici che ci legano”.  

Al 31 ottobre 2014 il totale dei militari impegnati all’estero sfiorava la quota di 5 mila: addestratori (solo in Afghanistan, dove da qualche mese i nostri soldati non fanno più operazioni “combat”, ce ne sono oltre 1000); una Task Force Air nella base aeronautica di Al Bateen, Emirati Arabi Uniti, nata per sostenere la campagna Usa “Enduring Freedom” (dopo gli attentati dell’11 settembre) e oggi impegnata nel sostegno alle operazioni in Afghanistan (Isaf) e Iraq (Nato); decine di uomini nella base logistica messa in piedi in Gibuti, sempre più strategica nella lotta alla pirateria nel Corno d’Africa (dove l’Italia è in prima linea attraverso la missione Atlanta, sotto l’egida Ue, e la Ocean Shield della Nato). Qui opera anche la nave Doria, che insieme ai droni Predator svolge attività di intelligence al largo della Somalia. Poi ci sono i 53 militari del genio attivi nella costruzione di ponti, infrastrutture e sminamento di strade in Centrafrica, e un velivolo tanker impiegato in Kuwait (rifornisce in volo i caccia della coalizione che bombardano l’Isis tra Siria e Iraq).  

“Ma il cuore di tutto – spiegano ancora dall’Ufficio stampa dello Stato Maggiore della Difesa – per noi resta il Mediterraneo. Dal 2001 assicuriamo la sicurezza alle rotte marittime a vantaggio dell’economia nazionale e mondiale e vigiliamo che non vengano infrante le leggi sulla pesca. Ora l’emergenza sono i flussi migratori e il contrasto ai mercanti di vite umane”. La Libia che brucia? “Al momento la nostra attività lì è sospesa, ma l’attenzione è altissima. I militari locali sono impegnati a combattere le milizie ribelli, e così gli addestratori italiani sono stati rimpatriati. Tuttavia, nel Paese resta un nucleo operativo permanente per mantenere aperti i canali con le autorità locali. Tripoli è comunque una priorità”.  

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