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sabato 31 maggio 2014

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Sicurezza nelle scuole: il CENSIS lancia l'ennesimo allarme.


ANSA

Intonaci inesistenti, rubinetti gocciolanti, vetri rotti, impianti elettrici e idraulici fuori uso; e, se non bastasse, problemi anche alle strutture portanti di 3.600 edifici. Appare davvero preoccupante la situazione degli istituti scolastici italiani, almeno a stare ai numeri di uno studio del Censis. Che lancia anche un allarme amianto: sarebbero 2mila le scuole che esporrebbero i propri studenti al famigerato materiale killer. Pronta la `replica´ di Roberto Reggi, sottosegretario all’Istruzione con delega all’edilizia scolastica: «il governo conosce bene la situazione», spiega, annunciando che ha già messo in cantiere 20.000 interventi e che è pronto un piano di investimenti per oltre 1,2 miliardi. 

Secondo il report del Censis, su un totale di 41 mila edifici, 24 mila avrebbero impianti - elettrici, idraulici e termici - non funzionanti, oppure insufficienti o non a norma. Ma un dato ancora più allarmante riguarda l’amianto: sarebbero 2mila gli istituti che esporrebbero i propri studenti e alunni, circa 342mila, ai suoi effetti nefasti. I riflettori del Censis illuminano anche i problemi alla staticità degli edifici, in tutto 3.600, nei quali operano ogni giorno, viene ricordato, circa 580mila ragazzi. A completamento del fosco scenario il rapporto ricorda anche che 7.200 scuole avrebbero tetti e coperture a pezzi, non più in grado quindi di adempiere al proprio compito. Colpa anche della vetusta’ delle costruzioni, visto che il 15% degli edifici è stato costruito prima del 1945, un altro 15% tra il ’45 e il 1960 e solo un quarto è stato realizzato prima del 1980. 

Secondo i 2.600 dirigenti scolastici sentiti dal Censis, per il 36% degli edifici è prioritario avviare lavori di manutenzione straordinaria. Ma nella maggioranza dei casi (57%) l’esigenza è dare continuità a interventi di manutenzione ordinaria. Nonostante il patrimonio immobiliare scolastico sia vecchio, e benché si tratti generalmente di strutture che corrispondono a modelli oggi non più funzionali, solo nel 7% dei casi si ritiene fondamentale la costruzione di un edificio più adeguato o il trasferimento della scuola in un’altra sede. Poi, spiegano sempre i dirigenti scolastici, di lavori se ne fanno pochi e spesso male, com’è successo in più di 10mila edifici negli ultimi 3 anni. 

Ma il governo, fa sapere il sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi, conosce bene la situazione e ha inserito l’edilizia scolastica tra le sue priorità. «E proprio per questo - chiarisce - abbiamo in programma già oltre 8.200 interventi da far partire nel 2014». Altri 11mila interventi, aggiunge, «partiranno all’inizio del 2015. Con le opere previste solo quest’anno interesseremo circa un quarto delle scuole e quindi due milioni di studenti». Nel frattempo, dal primo luglio, «partiremo con 7mila interventi». Nel complesso saranno 4.293 i plessi interessati da opere di manutenzione e altri 8mila saranno interessati da interventi nel 2015. In estate partiranno 2.700 interventi per la manutenzione straordinaria e altri 1.266 per interventi di ristrutturazione o nuove costruzioni, con un valore medio di 1 milione ciascuno e un investimento che supererà 1,2 miliardi. 

Numerosi i commenti allo studio del Censis. Se per la Flc Cgil «deve essere chiarito quali sono le effettive risorse a disposizione, con quali tempi e con quali procedure», Carlo Rienzi, presidente del Codacons, ricorda che già con la class action del 2011 il Tar del Lazio e il Consiglio di Stato avevano ordinato al Miur di varare un “Piano nazionale di edilizia scolastica”. «Ma - aggiunge Rienzi - dopo 3 anni nulla è stato fatto» e a fronte di ciò annuncia la denuncia di tutti i dirigenti del Ministero dell’Istruzione dal 2011 a oggi per inottemperanza all’ordine del giudice».  

Intonaci che crollano e amianto. Il Censis lancia l’allarme scuole: “Migliaia gli studenti a rischio”Il rapporto sull’edilizia scolastica: in 24 mila istituti impianti non a norma,  "La Stampa", 31-05-14.  [Grassetto redazionale.]

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Sotto, una serie di video sull'argomento:















giovedì 29 maggio 2014

Roma Capitale: di cosa ? 3.

Si riuniscono poco ma quando lo fanno non mancano di fantasia i componenti dell'assemblea capitolina. L'ultima approvata è la delibera dal titolo 'Sposarsi a Roma' e prevede un regolamento che allunga la lista dei luoghi della capitale dove si potranno celebrare matrimoni con rito civile. Via libera dall'aula con 25 voti favorevoli e 4 astenuti e 2 contrari, accogliendo la proposta del coordinatore di maggioranza Fabrizio Panecaldo. Insomma delibera approvata a stragrande maggioranza, entro due mesi si dovrebbe partire.  

Ma non è detto che la delibera sarà mai applicata così come l'assemblea l'ha immaginata. Fra i luoghi pubblici dove si vorrebbero portare le folle festanti c'è anche il Colosseo. Vuol dire aggiungere migliaia di persone all'interno del Colosseo ai 20mila che ogni giorno lo visitano, semmai persone che cantano, lanciano riso agli sposi e fanno tutto quello che normalmente si fa quando c'è da festeggiare in allegria. Un altro dettaglio da considerare è che il Colosseo, come qualsiasi altro monumento, non è del Comune di Roma ma del demanio. L'assemblea capitolina infatti ha aggiunto nel suo annuncio sulla delibera che sarà però necessario il via libera del Ministero dei Beni Culturali per sposarsi al Colosseo.  

  
Il commento del ministro Dario Franceschini è stato molto netto: "Sposarsi al Colosseo? Kitsch e stravagante".  
Franceschini: 'Sposarsi al Colosseo? Kitsch' .  Il ministro per i Beni Culturali boccia la delibera dell'assemblea capitolina che dava il via libera ai matrimoni anche all'interno dell'Anfiteatro Flavio.  "La Stampa", 29-05-14.

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Mentre la città diventa ogni giorno di più invivibile e parecchi residenti vorrebbero andarsene, i suoi vertici  (ma a quanto pare anche l'opposizione)  sembrano interessarsi di ben altro. 
Pienamente condivisibile il commento del Ministro Franceschini.
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Il cinismo non paga.



  
Essere cinici e pensare che ciascuno badi solo al proprio tornaconto personale fa male alla salute del cervello e triplica il rischio di ammalarsi di demenza senile.  

È quanto emerge da una ricerca finlandese pubblicata sulla rivista Neurology e condotta da Anna-Maija Tolppanen della Università della Finlandia Orientale.  

Gli esperti hanno considerato 1.449 persone di età media 71 anni e ne hanno monitorato la salute mediamente per 10 anni. 

Periodicamente i ricercatori finlandesi hanno sottoposto il campione ad una batteria di test per la diagnosi di demenza e per capire la personalità di ciascuno, in particolare per misurarne il livello di cinismo. Il campione è stato poi suddiviso in gruppi, in base ai livelli di cinismo “emersi”. 

Il cinismo e la sfiducia cinica sono stati poi indagati chiedendo ai partecipanti, ad esempio, quanto si sentissero d’accordo con frasi come «È più sicuro non fidarsi di nessuno». È emerso che i più cinici hanno un rischio triplo di ammalarsi di Alzheimer, la forma più comune di demenza senile, rispetto alle persone di indole meno cinica. Il cinismo, in precedenti studi, era stato già correlato al rischio di problemi cardiovascolari.

mercoledì 28 maggio 2014

Roma Capitale: di cosa ? 2.



Il crollo della Galleria delle Terme alla domus Aurea nel 2010, lavori in corso. 

Dal 2006 la Domus Aurea è chiusa al pubblico. La reggia di Nerone è un capolavoro: 150 stanze, un’estensione di 16mila metri quadrati pari a tre campi di calcio, 30mila metri di stucchi e decorazioni alle pareti. Ma è un capolavoro delicato, il rischio di crolli è molto alto, per metterlo in sicurezza sono necessari interventi complessi e prima che si possa riaprire al pubblico passerà ancora del tempo. L’ultima scadenza ufficiale era settembre ma non si sa se sarà rispettata. 
Nell’attesa perché non fare una passeggiata nel cantiere? Sarebbe un’area vietata, i cartelli lo dicono chiaramente e diverse reti e lucchetti ribadiscono il concetto. Ma chi vuole entrare può farlo in tutta tranquillità. Le reti sono state rotte in più punti, l’area intorno alla Domus Aurea da tempo è un dormitorio per chi non ha un tetto ed una passeggiata per proprietari di cani che vogliono lasciare i loro animali liberi dal guinzaglio. Giacigli di cartoni, vestiti appesi ad asciugare, pentole, sacchi a pelo sono sparsi nel giardino o riposti nei lucernai dell’antica reggia di Nerone come in un armadio. 

Dopo essere entrati nel giardino o nel cantiere, se qualcuno volesse potrebbe anche trovare il modo di scavalcare o rompere l’ultima recinzione e passare all’interno del padiglione dove è in corso il restauro. 
La Soprintendenza ha segnalato più volte il problema al Comune, i varchi abusivi non dovrebbero essere tollerati per molti motivi. Innanzitutto la sicurezza di chi cammina o vive nel giardino: l’ultimo crollo delle volte sottostanti è di quattro anni fa, tutti sanno che potrebbero essercene altri. A rischio anche la sicurezza degli operai: più volte sono stati rubati pezzi di ferro dalle impalcature mettendo in pericolo chi lavora. E, infine, chi può escludere la possibilità di furti o danni al sito? 

Il Comune da lunedì 26 maggio non ha più un assessore alla Cultura, Flavia Barca si è dimessa perché non esistevano più le condizioni per andare avanti. Una decisione per nulla osteggiata dal sindaco Ignazio Marino poco soddisfatto del bilancio del primo anno di attività in un settore chiave come la Cultura. Di risultati, infatti, se ne sono visti pochi nella tutela dei grandi siti archeologici della città. Giace sempre circondato dal più totale degrado il Mausoleo di Augusto nonostante sia il bimillenario della sua morte, nessuna notizia dell’Ateneo di Adriano a piazza Venezia, la più grande scoperta degli ultimi settant’anni su cui non si è riusciti nemmeno a portare a termine il concorso per la creazione di una copertura protettiva. Non tutta la materia è di competenza esclusiva del Comune, sul cantiere della Domus Aurea trasformato in dormitorio, infatti, risponde di non poter fare molto, non ha poteri di polizia, e di considerare una priorità i giardini di Colle Oppio e le meraviglie nascoste sottoterra. E’ alla ricerca affannosa di fondi per dare il via ad un progetto di valorizzazione del parco che trasformerebbe definitivamente l’area aprendo al pubblico non solo la Domus Aurea ma anche un capolavoro sconosciuto come la Sala delle Sette Cisterne. Se ne parla da oltre dieci anni, da quando alla guida di Roma c’era Rutelli. Marino spera che questa sia la volta buona. Prima però gli tocca pure cercare un altro assessore. 

Flavia Amabile,  Domus Aurea: chiusa al pubblico di giorno, dormitorio di notte, "La Stampa", 27-05-14.

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Di seguito, video sulla Domus Aurea e sull'area circostante:



Una scuola in prima linea contro la corruzione.


Municipio VII: "combattiamo la corruzione dai banchi di scuola"

La lotta alla corruzione riparte dai banchi di scuola. E più precisamente da quelli situati in Piazza dei Cavalieri del lavoro, dove ha sede il Liceo Scientifico Gullace Talotta. In quelle aule, infatti, è stato elaborato il piccolo atlante della corruzione che sarà presentato mercoledì 28 maggio alle ore 17 presso la Sala Rossa del Municipio VII.
IL POLSO DEL TERRITORIO - “Comprendere i fenomeni di illegalità partendo dalla percezione che ne hanno le persone, non solo è istruttivo per i più giovani, ma restituisce all'amministrazione una visione ancora più completa del territorio” ha osservato il Presidente Fantino, cui sarà presentato il lavoro frutto di un un percorso didattico promosso dall’Associazione Libertà e Giustizia di Roma.  
LA CORRUZIONE E LA CULTURA - “Ciò che si nasconde dietro la corruzione – ha poi aggiunto nella nota Fantino - spesso è una carenza culturale che impedisce di percepire il reato anche a chi lo commette. Un vuoto  - ha concluso il minisindaco  - che  la scuola e  iniziative come il Piccolo Atlante della corruzione possono contribuire a contrastare, molto più di tante politiche securitarie. Agli studenti del Gullace vanno i più sentiti ringraziamenti del Municipio”.

domenica 25 maggio 2014

Roma Capitale: di cosa ?





Caos tessere elettorali in molti municipi della Capitale. Da Montesacro a Tor Bella Monaca, da Prima Porta a Prati, sono tanti i disagi segnalati da cittadini e consiglieri municipali. Molte le persone che per l'impossibilità di ottenere la tessera o per la fila lunghissima da fare, hanno di fatto rinunciato al proprio diritto di voto. A causare i disagi da un lato una riduzione del personale previsto per questo servizio e dall'altro delle rinunce spontanee dei lavoratori, in protesta per la vertenza del salario accessorio. A rendere più grave la situazione anche l'esaurimento delle schede elettorali. Infatti in molti si sono accorti solo oggi di avere tutti gli spazi occupati. Senza lo spazio disponibile i presidenti di seggio non stanno accettando i votanti e questo sta ulteriormente intasando gli uffici.
PD AL PREFETTO - Un problema che ha spinto il Pd di Roma a chiedere l'intervento del Prefetto: "Si verifichi la possibilita' di apporre il timbro sulla tessera al di fuori degli spazi", scrive il segretario romano del partito, Lionello Cosentino.
XV MUNICIPIO La situazione più grave sembra essere quella di Roma Nord. E' il presidente del consiglio municipale, Gina Chirizzi (PD), a denunciare il caos: "Con grande sorpresa questa mattina gli elettori di Roma Nord hanno trovato l'ufficio anagrafico di Prima Porta chiuso per indisponibilità del personale. Per tutti i cittadini dell'asse Flaminia che devono rinnovare il certificato elettorale e soprattutto per tutti i cittadini di Prima Porta che hanno perso tutto a causa dell'alluvione di 4 mesi fa oggi non viene garantito il diritto di voto dalla pubblica amministrazione". Di fatto nell'intero municipio l'unico ufficio aperto è quello di La Storta. E' il consigliere comunale Cantiani (NCD) a denunciare: "Sono aperti solo gli uffici de La Storta. Sono chiusi invece quelli di Cesano, Ponte Milvio e Prima Porta. E questo non è degno per la città Capitale d' Italia. Che il ciclista ha trasformato in una barzelletta. Ora basta. Se ne vada a casa".
Alla base del disagio in questo ci sarebbe da un lato una riduzione del personale per il servizio, dall'altro la rinuncia da parte dei dipendenti allo straordinario. Una rinuncia che sembrerebbe essere legata alla vicenda del salario accessorio e alle incertezze sull'effettivo pagamento delle spettanze.
III MUNICIPIO - Situazione analoga anche nel III municipio. Qui all'ufficio anagrafe in mattinata venivano segnalate code di 300 persone. Molti hanno rinunciato al ritiro della scheda e quindi al diritto di voto. E' il presidente del consiglio municipale Corbucci (PD) a definire intollerabile la situazione. "Non è possibile", spiega, "far aspettare i cittadini ore in fila per consentire loro di usufruire del proprio diritto di votare alle elezioni. Pretendo dal direttore del municipio dott.ssa Emanuela Bisanzio delle immediate spiegazioni sugli attuali disservizi".
"Non è serio", continua Corbucci, "che già dopo le ore 11 molti cittadini abbiano dovuto rinunciare al rinnovo della tessera elettorale o della carta d'identità, perché avevano davanti oltre 400 persone. Siamo abituati ormai da mesi a lavorare al rilento sia negli uffici di via Fracchia che in quelli di Piazza Sempione, dove molto spesso gli atti provenienti da Roma Capitale arrivano al consiglio municipale con giorni di ritardo, perché si fermano alla firma del direttore, come è accaduto anche per il bilancio. Questa inefficienza però non può e non deve pesare sui cittadini del municipio. Per questo lunedì chiederò alla conferenza dei capigruppo di convocare un consiglio municipale straordinario, in accordo con l'assessore al personale Antonio Comito che aveva già segnalato tali problemi, per discutere di quanto sta avvenendo".
VI MUNICIPIO - Caos anche in VI municipio dove si è formata una calca di mille persone per il ritiro della tessera. A smaltire la coda appena 10 dipendenti. Urla e proteste che hanno spinto l'ufficio anagrafico a chiedere l'intervento della polizia. Gli agenti intervenuti a fatica hanno riportato la calma. In tanti però hanno rinunciato al ritiro della tessera.
OSTIA - File lunghissime anche nel territorio di Ostia. Due gli uffici aperti, via Claudio e piazza Capelvenere. Da questa mattina alle 9 file per i residenti che si sono recati per il ritiro della nuova tessera. Gli impiegati faticano a smaltire le file e si segnalano proteste.
CENTRO - Anche nel I municipio non sono mancati i disagi. E' il consigliere NCD Aubert a raccontare che "agli uffici del I municipio di Roma a Circonvallazione Trionfale e a via Petroselli si stanno creando code con centinaia di persone, composte per lo più da persone in età avanzata, che devono rinnovare la tessera elettorale ormai esaurite per la decima votazione. Il sindaco Marino, avrebbe dovuto prendere opportuni e tempestivi provvedimenti a tal riguardo come, ad esempio con avvisi negli uffici comunali o anche attraverso affissioni ben visibili ai cittadini per ricordare questo importante adempimento per l'esercizio del diritto costituzionale al voto. Nei municipi solo pochi eroici impiegati si stanno prodigando per esaudire la giusta richiesta di tanti cittadini".
IL CAMPIDOGLIO RISPONDE -  In occasione delle elezioni europee di questa domenica, l’Ufficio elettorale centrale e gli uffici municipali hanno consegnato, da questa mattina alle 7 e fino alle 14.30, oltre 12.900 tessere elettorali in sostituzione di quelle esaurite, deteriorate o smarrite. Su tutto il territorio di Roma, oltre all’ufficio centrale di piazza Marconi, sono aperti fino alle 23 diciannove uffici adibiti al ritiro delle nuove tessere elettorali. Oltre alle sedi dei quindici municipi, Roma Capitale ha predisposto infatti anche l’apertura straordinaria delle ex sedi dei municipi accorpati. Alle 14.30 negli uffici centrali dell’Eur erano state consegnate 2.200 nuove tessere. Anche gli uffici dei municipi hanno lavorato da questa mattina distribuendo un elevato numero di tessere e, dove necessario, come al Municipio I o III,  il personale è stato integrato con dipendenti di rinforzo. Da questa mattina, fino alle 14.30, sono state consegnate nel Municipio V 1.100 tessere, nel XIV 1000, nel VIII 1000, nel X 900, nel II 900, mentre nel III, VIII e XV tra 480 e 490. Infine, dal primo aprile alla giornata di ieri le schede ritirate dai romani negli uffici di Roma Capitale sono state 55.600, a queste si aggiungono le 12.900 rilasciate solamente nella giornata di oggi e fino alle 14.30, per un totale di 68mila e 500.   

sabato 24 maggio 2014

Sanzioni o business ?

AFP - Marco Tronchetti Provera stringe la mano al numero uno di Rosneft, Igor Sechin. Sullo sfondo il presidente russo Vladimir Putin.
È una notizia grossa sia per il suo rilievo economico sia per il momento di politica internazionale in cui arriva. La Camfin, holding industriale che è la maggiore azionista della Pirelli, accoglie fra i suoi azionisti il gruppo Rosneft. I russi diventano soci con una quota del 50% in cambio di un investimento di 552,7 milioni di euro.  
Gli attuali azionisti di Camfin sono la società Nuove partecipazioni (cioè Marco tronchetti Provera e soci) e i gruppi bancari Intesa Sanpaolo e Unicredit. Rosneft è un grande impero russo del petrolio e dell’energia. Entrerà nel capitale di Camfin attraverso la società Long-term Investment Luxembourg. Camfin a sua volta è azionista della Pirelli con il 26,19%. 
Un’operazione così rilevante che coinvolge l’Italia e la Russia si presta a varie considerazioni. Dal punto di vista della politica internazionale fa capire che in Occidente chi ha in mano l’economia non consente che vicende politiche come quella dell’Ucraina condizionino gli affari con i russi. Da un altro punto di vista l’operazione dimostra la grande fiducia che il sistema industriale italiano continua a suscitare fra gli investitori stranieri. 

Il gigante del petrolio diventa socio in cambio di 552 milioni., "La Stampa", 24-05-14.

giovedì 22 maggio 2014

Guida alle elezioni europee.


Qui il portale dell'Unione Europea.
Sotto, una serie di video sull'argomento.















mercoledì 21 maggio 2014

Ancora sull'alternanza scuola-lavoro.

 
È un esperimento unico in Italia, quel modello duale tedesco di alternanza scuola-lavoro tante volte auspicato da più parti per avvicinare bisogni delle imprese e mondo dell'istruzione. Ducati e Lamborghini (entrambe di proprietà del gruppo Volkswagen) avvieranno assieme al glorioso Istituto Aldini-Valeriani di Bologna una «Scuola dei mestieri » che consentirà ai ragazzi di svolgere gli ultimi due anni di studio parte in fabbrica e parte nelle aule. Sei mesi di studio e sei mesi di lavoro, con una doppia formazione che consente ai ragazzi di avere una concreta ed immediata possibilità di impiego sviluppando le competenze specifiche che servono ai due colossi dell'industria. Per partire a settembre ci stanno lavorando da mesi la Regione, le due aziende interessate, l'Ufficio scolastico regionale e il ministero dell'istruzione, tanto che sia a Borgo Panigale (casa delle «Rosse») che a Sant'Agata Bolognese (dove nascono i bolidi del Toro) è stata fissata e rimandata più volte la data di presentazione in attesa che i dettagli tecnici vengano definiti. E infatti tutti sono molto prudenti, perché gli aspetti legislativi da sistemare sono parecchi e ci sono ancora molti tasselli da incastrare, ma il progetto che sta per tagliare il traguardo è una sorta di rivoluzione, tra l'altro replicabile anche in altre aziende. L'unico che può permettersi al momento di parlarne è l'assessore regionale alla scuola Patrizio Bianchi, che sull'iniziativa potrebbe mettere parte dei fondi assicurati dal progetto «Garanzia giovani», lanciato il Primo maggio, e altri incentivi legati al mondo dell'apprendistato. «È giusto che le aziende e il ministero ci pensino bene, perché è un esperimento unico in Italia — ammette — ma noi non molliamo, se ci sono problemi li affronteremo e risolveremo assieme perché uno dei nostri compiti è sempre stato quello di fare gli sperimentatori».Sono anni che si parla di rilanciare l'istruzione tecnica. Tra i tanti che si sono spesi sul tema c'è anche l'ex premier Romano Prodi, intervenuto più volte per invitare i giovani a rivalutare questi istituti. E sono anni che le scuole stringono alleanze e accordi con le imprese, così come lo stesso istituto Aldini- Valeriani che ha già progetti di collaborazione con Ducati. Ma questa volta è diverso perché sarebbero gli stessi tedeschi del gruppo Volkswagen, che possiedono da due anni Ducati e dal 1998 Lamborghini, che esporterebbero in uno degli istituti gioiello della formazione tecnica bolognese quel modello tedesco tanto invidiato e studiato. Il progetto secondo le intenzioni coinvolgerà almeno una cinquantina di ragazzi nel suo primo anno di vita, e prenderà forma nel biennio finale dell'istituto unendo la teoria della scuola con l'esperienza pratica in azienda, con lezioni e percorsi di lavoro protetti all'interno delle fabbriche. Nella bozza iniziale di progetto, che è stata cambiata profondamente e continua a cambiare in questi mesi, si legge che «il sistema duale è senza ombra di dubbio l'aspetto vincente del modello formativo tedesco, poiché da un lato permette di inserire efficacemente i giovani nel mondo del lavoro sin dal termine della scuola dell'obbligo e, dall'altro, consente alle aziende di investire in futuri collaboratori ». In questa ipotesi iniziale i percorsi sarebbero stati remunerati con il rimborso da tirocinante nella parte svolta a scuola e con un contratto a tempo determinato per la parte in azienda. Ma in queste settimane i tecnici stanno lavorando su altre ipotesi di inquadramento, come l'apprendistato. In sostanza, accertato che le aziende e le istituzioni locali sono disposte a investire fondi nell'iniziativa, si tratta di capire come riconoscere come «scuola» i mesi passati in azienda e arrivare così, al termine della «Scuola dei mestieri» di Ducati e Lamborghini, al raggiungimento del diploma. Per lanciarsi direttamente nel mondo del lavoro.  

Marco Bettazzi, Rivoluzione alle Aldini, metà studio metà lavoro in Lamborghini e Ducati, "La Repubblica" (Bologna), 18-05-14.

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Se andrà in porto verrà ricordato come il primo esperimento in Italia di modello duale di alternanza scuola-lavoro. Gli artefici sarebbero le aziende Ducati e Lamborghini, del gruppo Volkswagen, e l' Istituto Aldini Valeriani di Bologna, sino ad alcuni anni fa di gestione comunale, che rappresenta una vera e propria 'Scuola dei mestieri': l’accordo punta infatti a permettere agli studenti dell’istituto superiore di svolgere in fabbrica una parte delle ore settimanali degli ultimi due anni di corso.
Ad annunciare le intenzioni, ad un passo dalla ratifica, è stato l’edizione bolognese della ‘Repubblica’ Bologna. Il progetto prevederebbe una alternanza di sei mesi di studio e sei mesi di lavoro, con una doppia formazione per dare ai ragazzi una concreta ed immediata possibilità di impiego.
Secondo l'assessore regionale alla Scuola, Patrizio Bianchi, "è giusto che le aziende e il ministero ci pensino bene, perché è un esperimento unico in Italia - ammette - ma noi non molliamo: se ci sono problemi li affronteremo e risolveremo assieme perché uno dei nostri compiti è sempre stato quello di fare gli sperimentatori".
“Per partire a settembre - spiega il quotidiano - ci stanno lavorando da mesi Regione Emilia-Romagna, le due aziende interessate, l'Ufficio scolastico regionale e il ministero dell'Istruzione. Gli aspetti legislativi da sistemare sono parecchi e ci sono ancora molti tasselli da incastrare”.

Alessandro Giuliani, Bologna: la "Scuola dei mestieri punta in alto", "La Tecnica della Scuola", 18-05-14.

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Sotto, video sull'Istituto  -o meglio sugli istituti-  "Aldini Valeriani Siriani" di Bologna:




lunedì 19 maggio 2014

Biblioteche in rete.


Tutto lo scibile umano a portata di clic, in ogni momento, in ogni parte del mondo. Non è un sogno, ma è già realtà per gli iscritti alle tante biblioteche italiane che hanno scelto di sbarcare in versione digitale sulla piattaforma di prestito MediaLibraryOnLine . Nata nel 2009, non solo raccoglie tutte le pubblicazioni dei principali editori italiani – oltre 50mila titoli, compresa la rete di self-publishing di Simplicissimus Book Farm –, ma anche 8 milioni di mp3, 80 mila dischi e, ancora, audiolibri, video, quotidiani e riviste, banche dati e risorse per l’apprendimento delle lingue straniere.  

Purtroppo - e non è una novità - le biblioteche nel nostro Paese hanno un impatto molto basso. 
I numeri dell’Istat parlano chiaro: solo l’11 per cento della popolazione le frequenta con regolarità, contro una media nazionale che negli Stati Uniti sfiora il 70 per cento. “Abbiamo almeno dieci anni di ritardo rispetto al resto del mondo – spiega Giulio Blasi, amministratore delegato della società Horizons Unlimited, che gestisce il portale –, ma qualcosa sta finalmente cambiando. Lo dimostra la rapida crescita dei punti di prestito che hanno deciso di modernizzarsi e aprire, virtualmente, le porte ai propri lettori 2.0”. Sono già 3.900, infatti, sparsi in quindici regioni, ma anche nella Svizzera italiana e in altre città straniere, da Tokyo a Sydney. 

Accedere al servizio è semplice: basta essere tesserati in una delle biblioteche del circuito, che forniscono all’utente un account da cui poter scaricare libri musica o film su computer, tablet o e-reader. Le modalità di fruizione e restituzione cambiano a seconda dell’editore: alcuni applicano una protezione Drm che rende illeggibile l’e-book dopo 14 giorni, altri (circa 50) lo considerano un “dono digitale”, che è possibile conservare per sempre. Chiaramente, come in qualsiasi libreria fisica, le copie per il download non sono infinite, ma in numero limitato: nonostante esista anche un prestito interbibliotecario digitale, il servizio rimane comunque territoriale.  

“Questa piattaforma è un’opportunità straordinaria non tanto perché va a integrare lo sportello in modalità remota, ma soprattutto perché mette a disposizione una varietà di contenuti che una biblioteca normale non potrebbe offrire – ha continuato Blasi –. Non si tratta però di sostituirla, perché queste vecchie piazze del sapere restano ancora oggi fondamentali come spazio di incontro”.  

La nuova cultura fondata su interattività e partecipazione le obbliga però a mettersi al passo con i tempi. La digitalizzazione del nostro patrimonio è già iniziata da tempo, tuttavia resta ancora molto lavoro da fare. Mentre negli Stati Uniti la Digital Public Library ha appena compiuto un anno, anche in Italia fioriscono esempi virtuosi: dalla Biblioteca Vaticana a quella Nazionale Centrale di Firenze , che sta creando dei “magazzini digitali” per tutto ciò che nasce o viene reso virtuale, dalla Sapienza Digital Library dell’ateneo romano al Museo Galileo di Firenze, che ha raccolto nel progetto Galileotheka nove archivi visitabili singolarmente o in maniera integrata con le opere e la vita dello scienziato.  

“Il nostro obiettivo è riuscire a conservare, in maniera sostenibile, tutte le memorie per chi verrà dopo ma anche tutto quello che già vive nel mondo digitale”, ha sottolineato ancora Maurizio Vivarelli, professore associato di Bibliografia e Biblioteconomia all’Università di Torino. “Soprattutto, le parole d’ordine devono essere cooperazione – il punto più debole della cultura italiana – e condivisione di risorse. E poi bisogna puntare sui giovani, che hanno una dimestichezza naturale con le nuove tecnologie, e aiutarli a scoprire questa immensa ricchezza dell’Italia”.  

Elisa Barberis, Biblioteche digitali, la cultura a portata di clic, "La Stampa", 19-05-2014.

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Sotto, una serie di video sull'argomento:





 






Anna Pan al Wired Nextfest 2014.

















Anna Pan, la campionessa italo-cinese a cui questo blog ha già dedicato un post, il 16 maggio 2014 ha partecipato al  Wired Nextfest 2014.

Ecco l'intervista che le è stata fatta.
Qui  l'area del portale dell'Università di Trento riservata alle Olimpiadi 2014.
Di seguito, altri articoli su questa giovane promessa della scienza italiana  (che rappresenta tra l'altro un magnifico esempio di integrazione):

E' nata a Prato la baby cervellona più brava d'Italia. Ora volerà a Washington.www.notiziediprato.it , 17-05-14.


domenica 18 maggio 2014

Che Italia è mai questa ?



Il ministro della Cultura russo Vladimir Medinsky, con la mantellina nera bordata di rosso del professore onorario, mentre riceve l’onorificenza dal prorettore dell’università veneziana Ca’ Foscari, Silvia Burini 
Vladimir Medinsky, ministro della Cultura russo, appare sorridente davanti alle telecamere della tv di Stato, indossando la mantellina nera bordata di rosso del professore onorario e mostrando la sua «Ca’ Foscari Honorary Fellowship». Altro che un «pezzo di carta», per il ministro – uno dei più convinti sostenitori dell’annessione della Crimea e capofila della crociata putiniana contro i valori europei – è un trofeo. Anche se ha dovuto riscuoterlo nel suo ufficio di Mosca e non nell’aula magna dell’università veneziana: la notizia del conferimento di un titolo onorario a Medinsky ha provocato una rivolta tra i docenti e gli studenti dell’ateneo. La cerimonia sembrava rinviata, ma il 15 maggio il prorettore Silvia Burini è volata a Mosca per consegnare l’onorificenza al ministro, ufficialmente impossibilitato a visitare Venezia per «improvvisi impegni istituzionali». 

Una vittoria di immagine per il governo di Mosca, che ha scatenato una guerra di Crimea a Venezia. Non solo perché Medinsky è un candidato discutibile: è l’autore di un documento-guida sulla «concezione statale della cultura» voluto da Putin, che dichiara che «la Russia non è Europa», e propone di limitare l’accesso alla cultura dell’Occidente «degradato» e «tollerante», opponendo al «multiculturalismo fallito» la gloria dei «valori tradizionali russi». Dei quali fa parte l’idea che il governo deve «scoraggiare» manifestazioni artistiche «contrarie ai valori russi» e anche «usare misure repressive». Dalle parole si passa ai fatti: pochi giorni fa il ministro ha licenziato il curatore russo della Biennale dell’architettura Grigory Revzin per le sue critiche all’annessione della Crimea. 

Nazionalista, omofobo, ammiratore di Stalin (nei suoi libri difende il patto Molotov-Ribbentrop), il ministro ha anche un curriculum assai dubbio. Gli infaticabili di «Dissernet», che danno la caccia ai falsi dottori nella nomenclatura russa, hanno trovato numerosi esempi di plagio nei suoi scritti storici. Nominarlo professore onorario poteva essere una cortesia da parte di un ateneo che ha un centro di studio dell’arte russa, Csar, con ottimi legami a Mosca: ha ospitato l’ex first lady Svetlana Medvedeva, e alcune mostre sono state sponsorizzate da oligarchi filogovernativi. Ma la professoressa Burini (che dirige il Csar), pur ammettendo in un’intervista a Radio Liberty che l’onorificenza è un «atto politico», racconta ai media russi che i libri di Medinsky vengono studiati a Ca’ Foscari, e che la protesta contro la sua nomina in realtà si sarebbe limitata solo a pochi docenti «di quelli che contestano tutto», mentre gli studenti non avrebbero potuto esprimersi perché «non ci sono, le lezioni sono finite». 

Una vicenda «vergognosa, che per cialtroneria, dei russi e degli italiani, sembra un pezzo della commedia dell’arte», dice la scrittrice Liudmila Ulizkaya, che ha firmato insieme a decine di intellettuali russi di prima grandezza una lettera aperta sul «caso Medinsky». A Venezia è bufera: le firme dei docenti e del personale di Ca’ Foscari contro la «Honorary fellowship» - conferita, ritirata e poi «consegnata all’insaputa di tutti, a domicilio come una pizza», commenta lo slavista Andrea Gullotta – sono ormai più di 230, e manifestazioni di solidarietà sono arrivate dai maggiori slavisti italiani come Serena Vitale e Gian Piero Piretto. Gli studenti che, secondo la Burini, «non ci sono» hanno firmato un appello a «riparare l’errore» e fare luce sulla procedura della nomina. Il ministro Medinsky a Mosca intanto festeggia: «Altro che sanzioni, l’Europa sta abbandonando la sua politica di tolleranza e ora vuole imparare da noi». 

Anna Zafesova, E Ca' Foscari  "laurea"  (di nascosto)  l'uomo di PutinL’onorificenza consegnata a domicilio al russo Medinsky, ministro della Cultura. A Venezia rivolta di docenti e studenti,  "La Stampa°", 18-05-14.

E lo chiamano referendum.


Ecco in che modo si è votato durante il referendum separatista nelle regioni russofone di Donetsk e Lugansk.
Come si vede dalle immagini e dai video presenti in basso, la scheda è introdotta, aperta, in un'urna trasparente e la scelta dell'elettore è visibile senza alcuna difficoltà.
Tutto questo con buona pace di qualunque elementare principio di segretezza del voto.
La stessa Mosca  (a cui i separatisti hanno chiesto di essere annessi)  ha preso le distanze da queste  'consultazioni', ritenendole evidentemente una pura e semplice farsa, che offende l'intelligenza, il decoro, il buon gusto, la sensibilità di qualunque persona seria.













giovedì 15 maggio 2014

L'alternanza tra scuola e lavoro come mezzo per ridurre la disoccupazione giovanile.



Per anni, ogni mattina, Andrea ha infilato in cartella il camice da lavoro. Un grembiule di colore blu o marrone, di stoffa dura e resistente, adatto ad affrontare un’impegnativa giornata di scuola. Per anni quel camice, tra un’ora di italiano e un’altra di matematica, ha preservato immacolati i suoi vestiti mentre si esercitava con squadre, sgorbie e scalpelli nell’arioso laboratorio di falegnameria. Ha questo di affascinante l’Isis-Ipsia Giuseppe Meroni di Lissone (MB): è un luogo dove, letteralmente, si impara facendo, dove teoria e prassi vanno a braccetto, senza che l’una o l’altra sia stimata di rango superiore. Esiste un’”intelligenza manuale” che solo una boriosa tendenza culturale italiana può ritenere inferiore. Invece si può imparare col libro, ma anche con la lima. Seduti e chini sui manuali, ma anche in piedi con le scarpe che sfregano tra i trucioli.

Tutto si tiene nella scuola di Lissone. E funziona. Come, a fine giornata, testimoniano tanti camici sporchi. Certo, senza nulla lasciare al caso, perché anche chi “impara facendo” ha sempre bisogno di un maestro, che, in questo caso, non sta solo dietro la cattedra a impartire la lezione, ma gira tra i banchi di lavoro, mostrando come manovrare sofisticati macchinari di taglio a controllo numerico. Perché questo è il Meroni: Istituto del legno, del mobile e dell’arredamento, dei servizi commerciali aziendali e del turismo, della grafica e della comunicazione e liceo artistico con indirizzo di design.

ipsia-meroni-1L’IMPORTANZA DELLO STAGE. 
Andrea si è diplomato da meno di un anno e già lavora. Quando ripensa ai giorni di scuola al Meroni, ne parla con orgoglio. «Ho amici che stanno facendo l’università – confida a tempi.it –, ma mi dicono di non aver nessuno che insegni loro come tradurre in pratica tutta la teoria appresa sui libri». Andrea, invece, ha avuto questa fortuna, grazie soprattutto a uno stage presso un artigiano locale. Uno stage di tre settimane che la scuola ha fortemente voluto inserire nel piano studi e che, nel suo caso, ha iniziato a dare i frutti sperati. “Imparare facendo”, già a partire dagli anni di scuola: è questo il trucco.

Anche Sofia, compagna di classe di Andrea, è diplomata da meno di un anno e già lavora per un’impresa che si occupa di arredamenti e interni. Ha sempre avuto il pallino per i negozi e l’alta moda e, quando si trattò di scegliere dove svolgere lo stage, seguì questa sua inclinazione, misurandosi in un’azienda specializzata in arredamenti su misura: «Le prime volte che andavo in negozio – racconta a tempi.it -, quasi non sapevo nemmeno come rapportarmi con i clienti, ma pian piano ho imparato a farlo senza più alcuna difficoltà. Non tutti i miei coetanei, purtroppo, hanno avuto l’occasione di poterlo imparare prima di finire la scuola».

GLI STUDENTI E LE AZIENDE. 
ipsia-meroni-alunniStorie come quelle di Andrea e Sofia sono la regola e non l’eccezione al Meroni di Lissone, una scuola che ha alle spalle 130 anni di tradizione ed esperienza nella formazione professionale dei tecnici del legno e che, nell’anno accademico in corso, conta 912 iscritti, per un totale di 39 classi e 6 diversi indirizzi. In particolare, è dal 2005 che gli alunni delle classi terze, quarte e quinte, godono dell’opportunità di svolgere periodi di alternanza tra scuola e lavoro. Si tratta di due settimane di stage in terza e tre in quarta, da svolgersi tra il primo e il secondo quadrimestre; più altre tre settimane in quinta, a settembre, cominciando una settimana prima dell’inizio delle lezioni. Per un totale di circa 330 alunni coinvolti ogni anno. A queste si somma la possibilità di partecipare a percorsi di orientamento al termine degli studi, finanziati per lo più grazie a iniziative regionali come la Dote Lavoro e il progetto Fixo, che sono volti ad aiutare i diplomati a trovare tirocini extracurriculari adatti ad affinare la loro formazione.

Ciò non esclude affatto la possibilità di proseguire con gli studi di formazione professionale superiore o in università, soprattutto architettura e ingegneria. Spesso, però, sono le aziende del territorio a cercare direttamente i diplomati del Meroni per fare loro una proposta, magari dopo aver già avuto l’occasione di conoscerli durante le esperienze in alternanza. E non è raro nemmeno che qualche studente si prodighi per replicare gli stage in azienda già durante la pausa estiva, sia per crescere professionalmente sia per pagarsi le prime vacanze.


PICCOLE E GRANDI IMPRESE. 
Eugenio Perego, docente da vent’anni al Meroni e responsabile delle attività in laboratorio e organizzazione degli stage, ci racconta che «negli ultimi dieci anni i nostri diplomati hanno tutti trovato un impiego nei primi sei mesi dal conseguimento del diploma, anche dopo che è scoppiata la crisi. E le aziende del territorio vorrebbero avere i nominativi dei nostri studenti già prima del termine del quinto anno».

Le aziende coinvolte nei programmi di alternanza sono le famose piccole e medie imprese a conduzione familiare, tanto bistrattate eppure tanto essenziali alla nostra economia. Ma non mancano anche nomi più altisonanti, anche se, prosegue Perego, ciò che conta è che l’esperienza dello stage, ovunque sia, segni una maturazione del ragazzo, professionale e umana. «E le assicuro che quando tornano sono tutti entusiasti, perché hanno messo in pratica ciò che hanno imparato a scuola». Senza contare, poi, che, «il fatto di trovarsi per la prima volta a dover fare i conti con una normale giornata lavorativa di 8 ore, li responsabilizza. Lo stage, infatti, è la prima occasione in cui i ragazzi si trovano, in un certo senso, da soli, anche se sono sempre seguiti da un tutor di riferimento».


ipsia-meroni-5UNO STATO POCO LUNGIMIRANTE. 
Un metodo intelligente, una scuola pubblica che funziona. E che fa lo Stato? La ostacola. Il Meroni, come tutti gli istituti professionali, ha subito a suo tempo l’ingiustificato taglio delle ore di laboratorio da 9 a 5, contestualmente alla riduzione dell’orario di lezioni da 40 a 32 ore settimanali. Come chiunque in Italia voglia spingere l’acceleratore sull’alternanza tra scuola e lavoro, anche il Meroni si imbatte in una serie di complicazioni burocratiche da mettersi le mani nei capelli. Se gli stage funzionano, aiutano gli studenti a imparare, magari aprono loro qualche possibilità di impiego, perché lo Stato non sprona le aziende a impegnarsi in tal senso? Se lo chiede il preside del Meroni, Roberto Pellegatta, rammaricato per la poca lungimiranza del nostro paese che, «a differenza di ciò che succede in Germania, ma anche in Francia, Portogallo, Olanda e Danimarca, non corrisponde alcuna forma di incentivo alle imprese per sostenere l’alternanza».
«In Germania, dove l’alternanza è valorizzata al massimo – prosegue Pellegatta –, la disoccupazione giovanile è al 7 per cento; da noi, invece, è superiore al 40 per cento e oltre 2 milioni di giovani non studiano né lavorano». Queste sono le conseguenze di un sistema che non valorizza l’originalità e la ricchezza della sua scuola pubblica, nemmeno – e questo è il “delitto” più grave – laddove essa funziona e dà risultati.

Senza contare, aggiunge Pellegatta, che «anche lo schema di decreto interministeriale tra Istruzione, Finanze, Politiche sociali e Lavoro su apprendistato e alternanza rischia di rivelarsi, purtroppo, l’ennesima delusione, perché aumenta, le difficoltà (obblighi e vincoli, prescrizioni e documenti) delle aziende e il centralismo dello Stato. Ribadendo, ad ogni rigo, che ogni tentativo di percorsi in alternanza tra scuola e lavoro può avvenire senza oneri per la finanza pubblica».



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Basta cliccare su un menù a caso di un qualsiasi motore di ricerca di lavoro online per accorgersi che in questo paese le figure più ricercate dalle aziende che ancora assumono sono i periti. Periti chimici, tessili, elettronici o meccanici. Giovani, al massimo 25enni, e con in tasca un diploma tecnico o professionale. Niente lauree né master. Serve sì gente che ha studiato, ma che l’ha fatto provando fin da subito a mettere – come si suol dire – “le mani in pasta”. Chi lavorando il legno, chi intrecciando stoffe e chi programmando circuiti.

BENE LA TEORIA, MA LA PRATICA? 
Eppure non è così semplice trovare le persone adatte alle posizioni aperte. Non lo è anche a motivo di un tarlo del nostro sistema della formazione tecnica e professionale. Ovvero il fatto che l’alternanza scuola-lavoro, tra le ore spese sui banchi, con una penna in mano, e quelle passate in azienda a imparare il mestiere tra le macchine e le prime indicazioni dei capireparto, costituisce purtroppo più un’eccezione che non la regola. Chi oggi in Italia sceglie l’alternanza, infatti, normalmente trascorre solo due o tre settimane l’anno in azienda, e solo dal secondo o terzo anno. Per il resto deve accontentarsi del laboratorio. Sempre che la sua scuola ne abbia uno.

Così, mentre in Germania il “sistema duale” detta legge e moltissimi ragazzi di fatto studiano in azienda (aziende top come l’Audi, che ha una scuola all’interno del suo stabilimento), passando ogni settimana, grazie all’apprendistato, dalla classe al reparto e viceversa, i nostri periti escono praticamente “zoppi” dall’esame di quinta. È quello che dice a tempi.it Nadia Barelli, responsabile delle risorse umane in Carvico e Jersey Lomellina: «La nostra impressione che i ragazzi siano ben preparati a livello teorico, meno dal lato pratico». 


IN AZIENDA SI IMPARA DI PIÙ. 
La diagnosi è semplice: i giovani periti italiani «mancano di praticità», sentenzia Barelli, la cui azienda è specializzata nella produzione di tessuti indemagliabili come la lycra, impiegati soprattutto nella realizzazione di costumi e altri indumenti tecnici per attività sportive. «Noi cerchiamo ragazzi diplomati da inserire in produzione, ovvero in tintoria, tessitura e finissaggio – spiega Barelli – preferibilmente con diploma di perito tessile o perito chimico tintore. Purtroppo, però, i ragazzi iscritti a questi indirizzi di studio sono veramente pochi… tanto che abbiamo cominciato a prendere in considerazione anche i periti elettrotecnici». Anche in questo caso, però, i candidati presentano spesso difetti di esperienza manuale e di lavoro in team: «Meglio sarebbe per loro abbinare alla teoria in classe più ore di prove sul campo, avendo magari anche la possibilità di utilizzare attrezzature e apparecchiature moderne. Così che, una volta inseriti nel mondo del lavoro, si sappiano destreggiare più autonomamente. Questo li spaventerebbe di meno e consentirebbe loro di affrontare il mondo lavorativo più sicuri delle proprie capacità».

L’ESPERIENZA SI VEDE. 
Gli stessi limiti sono constatati anche da Paolo Motta, responsabile risorse umane delle Fonderie Mario Mazzucconi, che realizzano componenti per auto come le scatole dello sterzo o le testate del motore dove si innestano i cilindri: «Ci capita spesso – confida a tempi.it – di ospitare qualche studente in brevi progetti di alternanza tra scuola e lavoro in collaborazione con istituti del territorio, e devo dire che è qualcosa che li aiuta molto nel processo di apprendimento. Infatti, si vede subito quando un ragazzo ha avuto la possibilità di stare in azienda, anche solo per poche settimane: è più pronto dei suoi colleghi ad affrontare le situazioni che gli si presentano e più incline alle dinamiche di lavoro in gruppo. Ma si tratta di un tipo di esperienze che andrebbe rafforzato».

FACCIAMO COME I TEDESCHI. 
Conferma Emanuela Voltini, direttore della divisione Settori e Specializzazioni di Adecco Italia, una tra le principali agenzie per il lavoro, che ricorda a tempi.it: «Stiamo parlando di periti meccanici, elettromeccanici, saldatori, manutentori, ma anche potenziali capireparto e responsabili della logistica; profili tecnici, insomma, che variano da territorio a territorio, ma che sono sempre richiestissimi dalle nostre aziende. Devono avere una predisposizione a lavori molto specializzati e automatizzati e devono saper utilizzare sofisticati macchinari come quelli a controllo numerico». E aggiunge: «Ci sono paesi in Europa, come la Germania, dove il sistema dell’alternanza scuola-lavoro è più sviluppato, e là i ragazzi capiscono prima e meglio quali percorsi possono seguire e a quali sbocchi professionali possono aspirare. L’Italia è ancora ricca di scuole che rappresentano eccellenze uniche: è nostro compito offrire quei servizi di orientamento che possono aiutare i ragazzi a conoscerle, con tutte le possibilità di cui già possono disporre». La stessa Adecco sta provando a contribuire Adecco con il tour ”TecnicaMente” (qui il programma), durante il quale «i diplomandi degli istituti tecnici hanno l’opportunità di conoscere più da vicino qualche azienda».




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Sotto, una serie di video sull'argomento: