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martedì 7 ottobre 2014

Gli Italiani fuggono all'estero per lavoro.

Quasi 95mila nel 2013, poco meno di 80mila nell’anno precedente: non si ferma l’esodo degli italiani che vanno all’estero, un «esercito» le cui file si ingrossano di anno in anno in questo periodo di crisi economica. Infatti a partire sono soprattutto i giovani, alle prese in Italia con percentuali di disoccupazione da capogiro. A confermare questa generale percezione è il IX Rapporto Italiani nel Mondo 2014 della Fondazione Migrantes, presentato oggi a Roma. La cifra ha superato i flussi dei lavoratori stranieri immigrati in Italia, che sono ogni anno circa la metà di questa cifra, precisamente 43 mila nel 2010.  

Lungo il corso del 2013 si sono trasferiti all’estero 94.126 italiani - nel 2012 sono stati 78.941 - con un saldo positivo di oltre 15 mila partenze (+16,1%). Per la maggior parte uomini sia nel 2013 (56,3%) che nel 2012 (56,2%), non sposati nel 60% dei casi e coniugati nel 34,3%. La classe di età più rappresentata è quella dei 18-34 anni (36,2%), a seguire quella dei 35-49 anni (26,8%), a riprova di quanto evidentemente la recessione economica e la disoccupazione siano le effettive cause che spingono a partire. I minori sono il 18,8% e di questi il 12,1% ha meno di 10 anni. 

Il Regno Unito, con 12.933 nuovi iscritti al’Aire (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) all’inizio del 2014, è il primo Paese verso cui si sono diretti i recenti migranti italiani, con una crescita del 71,5% rispetto all’anno precedente. Seguono la Germania (11.731, +11,5%), la Svizzera (10.300, +15,7%) e la Francia (8.402, +19,0%). A sorpresa, è una regione del Nord, la Lombardia, quella che ha subito la maggiore `emorragia´, con 16.418 partenze, seguita dal Veneto (8.743) e dal Lazio (8.211). 

L’aumento in assoluto dei cittadini italiani iscritti all’Aire è di 141 mila nel corso del 2013, il 3,1% in più rispetto all’anno precedente. Nel mondo sono 4.482.115 i connazionali residenti all’estero iscritti all’Aire al primo gennaio 2014. L’Argentina è il primo Paese di residenza per tutti gli italiani, seguita da Germania, Svizzera e Francia. Il 52,1% degli italiani iscritti all’Aire è di origine meridionale. I minori iscritti all’Aire al primo gennaio 2014 sono 691.222, in lieve calo rispetto all’anno precedente (673.489), ma se il numero dei minori continua a decrescere, è in aumento quello delle iscrizioni per nascita: si passa, infatti, dal 38,8% dell’anno passato al 39% di quest’anno. Sono in aumento anche gli over 65, che sono 878.209 (+0,8% dal 2010) e la maggior parte risiede in Sud America. 

Non ci sta a parlare di «fuga» degli italiani il sottosegretario agli Esteri, Mario Giro, che oggi ha partecipato alla presentazione del Rapporto di Migrantes. «Quella degli italiani che si trasferiscono all’estero non è una fuga come chi scappa da guerre e persecuzioni religiose, percorre deserti e mare e arriva a Lampedusa, ma è una scelta» ha sostenuto, per poi ricordare che «gli italiani che migrano all’estero non rischiano la vita, come non l’hanno rischiata i nostri nonni». Per il sottosegretario, bisogna «tenere anche presente che oggi, rispetto al passato, migrare significa spostarsi per mantenere un contatto costante con la famiglia grazie a skype e la possibilità di tornare. Non si parte più definitivamente»  

Fuga all’estero per lavoro, gli emigrati italiani sono il doppio degli stranieri che arrivano., "La Stampa", 7-10-14.

3 commenti:

  1. Io credo che non si possa paragonare l'emigrazione dei giovani all'estero con gli sbarchi a Lampedusa o con i nostri nonni che emigrarono a causa della guerra, perchè sono tre cose completamente diverse, e non si puo nenche sminuire questo con " migrare significa spostarsi per mantenere un contatto costante con la famiglia grazie a skype", oggi nel 2014 lasciare l'Italia vuol dire avere voglia di crescere e sopratutto di qualcuno che veda realmente le tue capacità.
    Stiamo vivendo in un paese in cui se sei laureato,ma non hai la famosa "spinta", ti ritrovi a vendere panini al Mc Donald's o a pulire le strade la domenica mattina e se non lo sei a dover lavorare per gente che, non solo non ti mette in regola, ma la maggior parte delle volte ti "sfrutta", perchè loro hanno il coltello dalla parte del manico e se vuoi lavorare devi sottostare alle loro regole.Ovviamente non è sempre così certo, ma credo che il più delle volte ci si ritrova in situazioni come queste.
    Quindi la maggior parte dei giovani che vanno all'estero non lo fanno come opzione alternativa a "cosa mangio oggi per cena?", ma per un futuro lavorativo migliore di quello che l'Italia oggi ci offre.

    Bolognani Claudia Selena 3N

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  2. Non tutti hanno la fortuna di permettersi di pagare gli studi:  c'è chi, con il proprio stipendio, deve mantenersi, quindi diventa a 
    volte una necessità trasferirsi. 
    Il fatto degli sbarchi è ben differente, anche se assistiamo a scene che nel 2014 non dovrebbero neanche sussistere. Purtroppo 
    noi dimentichiamo che nel mondo c'è ancora troppa povertà il che è vergognoso, dato che ci sono persone che si possono 
    permettere tanto e altre che hanno solo la speranza di guadagnare quel poco per comprarsi un biglietto e partire, con il rischio 
    anche di rimetterci la pelle. 
    Io penso che nessuno vorrebbe abbandonare la propria terra solo per semplici scelte di vita, ma, per quanto riguarda ad esempio
    l'operaio, la concorrenza da parte di forza lavoro straniera è oramai insostenibile; mentre chi aspira a mansioni più alte va a 
    scontrarsi con la scarsa meritocrazia, dove avanti vanno sempre gli amici degli amici. 

    Alessandra Dante -  2^ As

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  3. Forse al sottosegretario agli esteri Mario Giro non piacerà la parola fuga, ma di questa a mio avviso si tratta. Io infatti scapperei
    da un Paese che affoga nel fango i suo cittadini, invece di porgere loro la mano per tirarli fuori. L'italia oggi purtroppo è questo:
    un Paese che pensa solo a far cassa, non preoccupandosi di far riprendere l'economia creando opportunità di lavoro e
    incentivando i suoi cittadini, soprattutto i giovani, a crearne di nuovo. Il nostro paese infatti, secondo i calcoli dell'Ufficio Studi di
    Confcommercio, ha la pressione fiscale più alta di tutti; per non parlare della nostra amata cara città, nonché Capitale d'Italia,
    che ha ben pensato, per mano del nostro caro "amato" sindaco, di aumentare -del doppio- le tasse alle famiglie romane. Ci
    sarebbe da aggiungere molto altro, ma a mio avviso questo basta per poter progettare già un immediato piano di fuga!

    Lorenzo Di Simone - 3^ Ns

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