«L’Ebola può diventare una catastrofe umanitaria di grandissime dimensioni». Lo ha detto il presidente della commissione europea Josè Manuel Barroso in conferenza stampa al termine del vertice Asem a Milano. «Ebola non è solo un problema dei paesi africani che stanno soffrendo molto per il virus», l’epidemia «potrebbe divenire una catastrofe umanitaria» ed il suo dilagare rappresenta una «responsabilità di tutta la comunità internazionale», ha aggiunto Barroso, esprimendo, sia pure nel modo sibillino che caratterizza spesso i vertici della euro-burocrazia, quello che dovrebbe essere una specie di pentimento..
Le parole di Barroso dovrebbero rappresentare la prova provata di quanto inconcludenti e demenziali siano state e continuino ad essere le politiche portate avanti dalla UE su questa emergenza.
Per mesi e mesi, negli uffici della UE e nei paesi che ne fanno parte, si è trafficato (e il termine non è usato a caso) per piazzare i propri candidati al vertice di qualche commissione; si sono portate avanti politiche miopi e opportunistiche, per favorire soltanto gli interessi di gruppi monopolistici; si è ignorato volutamente il dramma di popolazioni africane che sono state lasciate sole a fronteggiare quella che lo stesso Barroso -finalmente- si è deciso a dichiarare un pericolo per l'intera umanità; si sono lesinati aiuti essenziali a queste stesse popolazioni; si è tardato l'avvio di studi e di procedure che avrebbero già potuto portare all'immissione nel mercato di un farmaco capace quantomeno di fermare l'epidemia.
Per mesi e mesi si è ignorato tutto questo e adesso l'ineffabile Barroso cerca di far dimenticare i silenzi colpevoli -suoi e dell'intera UE- sulla vicenda.
Le sue parole di pseudo-pentimento dimostrano soltanto la stupidità, la pochezza, l'avidità, l'egoismo dei vertici europei e in primis suoi. Tanto più che sono solo chiacchiere a cui, ancora, non fa seguito alcuna prova concreta di aiuti verso quelle popolazioni martoriate.
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